«Ti hanno trattato bene?»; «E ti è piaciuto tutto?». A quanti di noi è successo? Ascoltare il resoconto di viaggio di un turista a Napoli e chiedergli (o chiederle) quale fosse il giudizio sulla città. Siamo permalosi e innamorati persi di Napoli: ne conosciamo i problemi ma anche forza e bellezze. Spesso non ci piace che a giudicare siano le persone «venute da fuori». È vero anche che qualche volta di troppo ci autoassolviamo.
Da qualche anno il turismo di massa ha messo Napoli in maniera potente al centro del palco. Ed è impossibile prescindere dal giudizio delle centinaia di migliaia di persone che la visitano – la occupano, direi – ogni giorno, ormai 12 mesi su 12.
Abbiamo imparato ad ascoltare i racconti di chi visita questa città: c'è chi viene per antico amore, chi perché ne ha sentito parlare di recente. C'è chi viaggia verso Napoli perché vuole rompere dei pregiudizi incrostati. Altri, perché, semplicemente, Napoli è prepotentemente di tendenza.
Avremmo amato le parole di Chiara Jaconis, padovana residente a Parigi, giunta qui col fidanzato. Avremmo amato ascoltarla rivelare che questa vacanza partenopea era un regalo di compleanno per i suoi trent'anni. Ci sarebbe piaciuto, ci avrebbe inorgogliti.
Invece la storia di Chiara è quella di una tragedia. È arrivata sorridente, allegra, entusiasta, andrà via da Napoli in una bara. Ci sarà una inchiesta per appurare responsabilità, spero vi siano testimonianze capaci di chiarire meglio quanto accaduto. Ma il sentimento che pervade molti di noi, napoletani per nascita, amore e scelta, è quello di un sincero dolore, di una enorme tristezza per una vita finita così.