Perché la Campania è ancora zona rossa Covid
Un contagio che non si arresta, anzi aumenta anche se di poco, con lo spuntare di nuovi focolai, e terapie intensive e posti letto occupati oltre la soglia d'allarme. Sono questi i motivi principali che hanno spinto il ministero della Salute a prorogare lo stato di zona rossa della Campania fino al 3 dicembre prossimo, a seguito dell'ultimo bollettino di monitoraggio Fase 2 settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità, relativo ai giorni dal 16 al 22 novembre. Dal report la Campania registra una sola allerta, per l'aumento percentuale dei tamponi positivi. I casi di Coronavirus continuano ad avere un impatto alto sul sistema sanitario regionale. La classificazione di rischio si posiziona come alta per più di tre settimane. Mentre l'Rt scende e si attesta a 1, sotto la soglia di rischio.
In Campania 136mila positivi
Nel complesso, secondo i dati aggiornati al 25 novembre, in Campania nel periodo esaminato risulta un numero di casi positivi totale di 136.123, con una incidenza cumulativa per 100 mila abitanti di 2.352,68. Le diagnosi dei nuovi casi segnalati negli ultimi 7 giorni sono 17.680, con una incidenza su 7 giorni per 100mila abitanti (16-22 novembre) di 305,57, mentre le diagnosi negli ultimi 14 giorni sono 42.431, con una incidenza per 100 mila abitanti nei 14 giorni di 733,36.
I dati peggiori la Campania li mostra nella classificazione della trasmissione del Coronavirus e nell'impatto sul sistema sanitario regionale. Per quanto riguarda l'obiettivo della stabilità della trasmissione del Covid19, la Campania registra un aumento di casi settimanale nei 14 giorni del 3,4%, mentre dovrebbe diminuirli. Gli altri parametri che superano la soglia di allerta, poi, riguardano il sovraccarico dei servizi sanitari e assistenziali. Sforato il tetto di allerta del 30% per il Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva per pazienti COVID-19 che è al 34%. Così come oltre la soglia di allerta del 40% è il Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19 che arriva al 43%.
Altri valori sforati riguardano gli indicatori della capacità di accertamento tempestivo di tutti i casi sospetti. La percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese è in aumento, essendo passata da 15,9 al 16,7%.