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“Perché ho detto no alle fiction sulla camorra? Il Castello di Ottaviano non serve a mitizzare certi personaggi”

Biagio Simonetti spiega i motivi che hanno portato al diniego dei permessi per una serie tv su vicende di camorra, ambientata anche nello storico castello di Ottaviano.
Intervista a Biagio Simonetti
Sindaco di Ottaviano (Napoli)
A cura di Vincenzo Cimmino
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Biagio Simonetti, sindaco di Ottaviano (Napoli)
Biagio Simonetti, sindaco di Ottaviano (Napoli)

"Chi vuole mitizzare i camorristi? Solo gli asini del paese". Non ha dubbi Biagio Simonetti, sindaco della città di Ottaviano, provincia di Napoli, alle falde del Vesuvio. Il primo cittadino che qualche giorno fa, via social, ha reso pubblico il "no" dell'amministrazione cittadina all'uso del celebre Palazzo Mediceo come set di una serie tv. Nel castello, infatti, i produttori avrebbero voluto rimettere in scena un celebre blitz del vicequestore Antonio Ammaturo, il poliziotto ucciso dalle Brigate Rosse nel 1982, contro i camorristi della Nuova Camorra Organizzata, la tristemente celebre associazione a delinquere guidata dal boss Raffaele Cutolo, " ‘o professore", morto in carcere nel 2021.

Sindaco Simonetti, perché la sua amministrazione ha vietato le riprese della serie tv?

"Sono anni che stiamo valorizzando il Palazzo come elemento simbolo della rinascita del territorio. Non voglio che vengano per parlare delle figure camorristiche, degli errori, del passato di camorra che, sì, c'è stato ed esaltando i personaggi negativi. Ci sono già troppe idee confuse sul nostro territorio e molte sono legate all'opera "Il Camorrista". Nel film sono tante le cose sbagliate e lontane dalla verità storica".

Ad esempio?

"Dicono che il ‘Palazzo delle 365 stanze', così com'è chiamato nel film, fosse il luogo di comando di una intera associazione camorristica. Così non è stato".

Però il palazzo è appartenuto per molto tempo alla famiglia Cutolo.

"La famiglia Cutolo non è mai entrata all'interno del palazzo. Il palazzo fu acquistato da una società, ma è stato per poco tempo in possesso di questa società collegata ad organizzazioni camorristiche, poi è intervenuto giustamente lo Stato, che prima lo ha confiscato e poi lo ha assegnato al Comune".

Non crede che ricordare quegli anni possa anche servire a sfatare questo mito?

"Non si può dimenticare il passato, che è stato buio per tutto il territorio, non solo di Ottaviano. Ma questo deve essere soltanto un monito per i giovani, affinché le azioni sbagliate non si ripercorrano nel futuro. Ricordiamo il periodo, la storia è importante, ma non valorizziamo singoli personaggi, non non creiamo dei miti. Ci sono ancora persone che inneggiano alla camorra, che esaltano dei comportamenti di illegalità".

E lei che ne pensa?

"Sono gli asini del paese".

Torniamo al Palazzo Mediceo. Non sarà un set televisivo, ma quali sono i progetti per la struttura?

"Lì stiamo facendo molti eventi. Una sua parte è data in comodato al Parco Nazionale del Vesuvio, ospiteremo i locali del Gruppo di Azione Locale Vesuvio Verde. Sempre dal Palazzo faremo poi partire un percorso ciclabile per raggiungere il Monte Somma e stiamo lavorando per spostare nei suoi locali il Consiglio comunale".

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