Perché De Luca sta facendo la corsa alle vaccinazioni Covid in Campania
È stato il primo uomo politico italiano a farsi vaccinare contro il Covid-19 senza nemmeno chiederlo («Ho fatto come Biden e Netanyahu»); ha chiesto di accelerare, accelerare e accelerare tanto che l'Asl di Napoli ha messo migliaia di medici, infermieri e operatori sanitari in fila all'addiaccio (è successo solo una volta), in attesa per ore della provvidenziale iniezione anti-virus (la prima di due). Ieri, domenica 10 gennaio, si è lamentato a mezzo stampa di non avere più dosi di vaccino Covid rintuzzando il commissario straordinario all'emergenza, Domenico Arcuri.
E oggi che un nuovo frigorifero targato Pfizer-BionTech ha portato altre ampolle col prezioso liquido anti-virus il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, non domo, chiede altri medici, infermieri e rianimatori per velocizzare le operazioni di vaccinazione contro il Nuovo Coronavirus.
Che c'è dietro la fretta di De Luca? Egli sa che troppo veloce alla fine non può andare: le dosi di vaccino quelle sono, contingentate e suddivise secondo criteri nazionali. Però il presidente campano tutto è fuorché stupido: la sua fretta è ben motivata, politicamente, comunicativamente e tecnicamente ben motivata.
La questione comunicativa-propagandistica non sfugge a nessuno. Il politico il cui slogan è «abbiamo fatto un miracolo» sa benissimo che i miracoli in politica sono solo quelli che la propaganda costruisce con numeri, foto e opinioni favorevoli. Il 100% di vaccini inoculati, una immagine di gente in fila (che ai medici non è piaciuta ma al resto d'Italia sì) ma soprattutto l'idea di fare presto e meglio degli altri con pugno fermo, è quella che ha fatto di De Luca in estate 2020 l'uomo del 70 percento di consenso elettorale.
Poi c'è la questione politica: nella conferenza Stato-Regioni De Luca chiederà un «meccanismo premiale» per le regioni che stanno correndo sul fronte vaccini. Insomma la Campania chiederà più dosi, come le ha la Lombardia che al momento invece è lenta sulla campagna vaccinale.
Infine, c'è la questione tecnica che riguarda il quadro epidemiologico nazionale e locale: si attende con trepidazione fine gennaio perché è per quel periodo che si teme una nuova impennata di contagi Covid nel Paese. Se così fosse gli ospedali tornerebbero a saturarsi, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari tornerebbero a fare i salti mortali (ammesso che abbiano mai smesso) torneremmo a parlare di lockdown in piena campagna di vaccino. De Luca lo sa e sa anche che la Campania regge a fatica, anzi non regge, questo livello di stress. Fare il vaccino a tutti in una situazione del genere risulterebbe molto complesso. Meglio mettere le mani avanti. Anzi, rimboccarsele. E correre.