Perché Aurora potrebbe essere morta a causa della sindrome del bambino scosso
Per un neonato la casa dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo. A volte però si trasforma in quello più pericoloso. In alcuni casi i genitori, che dovrebbero essere i custodi più amorevoli dei loro figli, diventano potenziali perpetratori della loro sofferenza. Aurora, morta a Santa Maria Vico in provincia di Caserta una decina di giorni fa, potrebbe essere un’altra vittima di chi avrebbe dovuto proteggerla. Almeno, questo è il sospetto anche dei carabinieri di Maddaloni che insieme alla Procura di Santa Maria Capua Vetere cercano di far luce sul caso.
Fragile ed inerme. In ogni caso incapace di parlare e quindi chiedere aiuto. Che cosa è successo davvero nella notte tra l’1 ed il 2 settembre alla piccola che era venuta al mondo da soli 45 giorni?
Erano le 7 di mattina quando la giovane mamma, preoccupata perché la figlia non si era svegliata, si era recata nella sua cameretta. Aveva cercato di svegliare la piccola prendendola tra le braccia, ma aveva immediatamente capito che qualcosa non andava. La neonata, di solito vivace, aveva gli occhi chiusi e non rispondeva a nessun segnale.
Così, allertato il compagno, avevano deciso di chiamare i soccorsi. Una volta che gli operatori del 118 erano accorsi sul posto non avevano potuto fare altro se non constatare il decesso della piccola Aurora. Tuttavia, i sanitari attraverso un’ispezione esterna avevano anche notato la presenza di ecchimosi e scottature sull’addome, sulle gambe e sui piedi della neonata. Quanto alle ecchimosi presenti sul corpo, il padre della piccola avrebbe riferito agli inquirenti che sarebbero state provocate da un tentativo di rianimazione da lui effettuato prima dell’arrivo dei sanitari.
Dopo essere stata sentita insieme al compagno, la madre diciannovenne ha raccontato che le ustioni erano state causate da un incidente domestico che sarebbe avvenuto la sera del 1° settembre, dopo che un getto d’acqua bollente uscito dal rubinetto aveva accidentalmente colpito la figlia mentre le faceva il bagnetto. Così, preoccupata da quanto accaduto, aveva allertato il pediatra che le aveva consigliato di utilizzare semplici pomate. La bambina, dopo pianti estenuanti durati ore, si era poi addormentata.
Nei primi mesi di vita il pianto di un bambino appare spesso inconsolabile. Ma quello è l’unico modo che ha per comunicare. E anche Aurora, che aveva quarantacinque giorni, era in grado di comunicare solamente attraverso le lacrime. I suoi genitori hanno raccontato la verità? Si è davvero trattato di un incidente?
La sindrome del bambino scosso
Nel mondo dei maltrattamenti infantili c’è una realtà che passa spesso sotto il radar. Una realtà così dolorosa da portare alla morte chi ne cade vittima. Si tratta di una condizione devastante che si verifica quando un adulto, solitamente un genitore o un caregiver, scuote violentemente un figlio o il bambino che ha in custodia. I più esposti a questa forma di violenza fisica sono i neonati, tra le due settimane ed i sei mesi di età. Ed il perché ce lo spiega l’anatomia.
Al di sotto dei due anni di vita, infatti, ogni bambino presenta una muscolatura del collo poco sviluppata e priva della capacità di sostenere autonomamente la testa. Di conseguenza, il piccolo è incapace di controllare i movimenti del capo. Capo che, se scosso con violenza, può far urtare il cervello con le ossa craniche e provocare così danni permanenti e spesso fatali, come le emorragie cerebrali. Lesioni che si manifestano e palesano quando ormai è troppi tardi per intervenire.
Per qualificarla in gergo tecnico, sto facendo riferimento a quella sindrome che viene definita “del bambino scosso”. Abusive head trauma per voler utilizzare la nomenclatura americana. Una terminologia, qualunque si scelga, che dovrebbe comunque rimanere estranea a qualsiasi genitore.
La causa principale di questa violenza è spesso la reazione degli adulti al pianto inconsolabile e apparentemente inspiegabile del bambino. Un pianto che li fa sentire totalmente impotenti. Per questo, dietro non c’è sempre una volontà malevola. Ma spesso anche l'impulsività dovuta alla perdita totale di controllo della situazione.
Le ecchimosi rinvenute sul corpicino esanime di Aurora sono una drammatica conseguenza della sindrome del bambino scosso? Oppure la bambina è davvero morta in conseguenza dell’ustione provocata dal getto d’acqua bollente uscito dal rubinetto mentre i genitori le facevano il bagnetto? Troppo presto per dirlo. L’autopsia dovrà fare tutto il suo corso e dare tutte le sue risposte. Certo è che le ecchimosi, unitamente alle ustioni, potrebbero rappresentare forti indicatori di maltrattamento. Motivo per il quale gli altri due figli di due e quattro anni della giovane coppia restano affidati ad una casa-famiglia.