Perché a Napoli 300 operatori socio-sanitari (Oss) che lavoravano con l’Asl 1 sono stati licenziati

La ASL Napoli 1 Centro internalizza il servizio attraverso un concorso pubblico, ma chiude l’appalto un anno prima della scadenza.
A cura di Antonio Musella
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Sono circa 300 gli operatori socio sanitari che prestavano servizio presso il Consorzio Gesco che perderanno il lavoro alla fine del mese di ottobre. Si tratta di personale specializzato che lavorava su un appalto dell'ASL Napoli 1 Centro prestando importanti servizi di cura a sofferenti psichici, anziani, ma anche in alcuni ospedali cittadini.

Il servizio è stato internalizzato e la ASL Napoli 1 ha deciso di anticipare di oltre un anno la fine dell'appalto con il consorzio Gesco, previsto a dicembre 2025, causando di fatto il licenziamento degli operatori socio sanitari. Intanto un concorso per l'assunzione di 350 Oss è stato bandito dalla stessa ASL, che andrà a sostituire i dipendenti che lavoravano presso il consorzio di cooperative sociali con nuovi dipendenti.

"L'appalto termina un anno prima, così impossibile reggere"

Il colpo è stato importante per il consorzio Gesco che da anni ha un ruolo leader nei servizi socio assistenziali forniti dalla sanità pubblica, in particolar modo per le prestazioni di infermieri e operatori socio sanitari. Per il consorzio è impossibile andare a ricollocare in altri servizi gestiti per il pubblico, i 300 Oss che lavoravano sull'appalto disdetto dalla Asl Napoli 1 Centro quando manca ancora oltre un anno alla scadenza prevista, ovvero dicembre 2025. "Noi a luglio siamo venuti a sapere dalla Asl la volontà di recedere dall'appalto con addirittura un anno di anticipo – spiega a Fanpage.it Giacomo Smarrazzo, presidente di GESCO – parliamo di lavoratori qualificati che svolgono lavori molto delicati. Parliamo di anziani, malati di Alzeimher, disabili, sofferenti psichici, un settore rispetto al quale il lavoro di cura e di assistenza non è semplicemente standardizzato, ma è basato molto sulla capacità di relazione con il paziente. Queste figure non potranno più svolgere questo lavoro, per noi in così poco tempo è impossibile ricollocarli altrove". La platea di lavoratori rimasti senza impiego varia tra i 40 ed i 60 anni. Rita Ardizzone lavora da oltre 15 anni come OSS di Gesco nelle strutture della sanità pubblica. "Dopo circa 15 anni perdiamo il lavoro – spiega a Fanpage.it – ci viene negato il lavoro dalle scelte della ASL Napoli 1, dalla sera alla mattina viene cancellato il nostro operato di privato sociale". La vicenda resta complessa visto che la ASL Napoli 1 ha deciso di indire un concorso proprio per assumere oltre 300 operatori socio sanitari per svolgere le stesse funzioni degli operatori di GESCO.

Verdoliva (Asl Napoli 1): "Abbiamo fatto un concorso"

Ciro Verdoliva, direttore dell'Asl Napoli 1 Centro, a Fanpage.it spiega la posizione dell'azienda sanitaria pubblica che opera in città. "I lavoratori e i sindacati di questo settore hanno ottenuto una nota dal consiglio regionale in cui si chiariva bene la possibilità di accedere ad un concorso con una riserva del 50% per chi ha lavorato in determinati anni. Abbiamo esaurito le graduatorie esistenti per poter bandire un concorso. Avendo assunto l'ASL circa 350 operatori socio sanitari non è possibile coprire lo stesso posto di lavoro con due persone". In effetti, guardando la tempistica, sarebbe bastato attendere la fine dell'appalto, prevista tra un anno, e nel frattempo indire un concorso pubblico, in questo modo si sarebbe garantita sia la continuità del lavoro degli Oss di Gesco fino alla fine prevista del servizio e, allo stesso tempo, procedere all'internalizzazione del servizio. "Da un lato c'è la ragione degli Oss del terzo settore che avrebbero voluto arrivare alla fine dell'appalto nel dicembre 2025, dall'altra c'è la ragione degli stessi lavoratori volevano utilizzare la possibilità di partecipare ad un concorso per essere assunti" ci spiega il direttore dell'Asl Napoli 1.

I lavoratori infuriati: "Trattati come rifiuti"

Non è dello stesso avviso del direttore della Asl, Rita Ardizzone: "Andare a fare i concorsi è una possibilità per tornare a lavorare ma non è una certezza – ci dice – non è scontato e non è automatico il passaggio delle prove". Insomma non sembra che i lavoratori preferissero restare senza lavoro e poter partecipare al concorso, piuttosto che attendere la fine dell'appalto. "Quando il pubblico assume è sempre una cosa buona – ci dice Giacomo Smarrazzo – la sanità campana ha bisogno di questo e di molto altro, è sotto gli occhi di tutti, il malfunzionamento e le carenze, ma qui non si tratta di un potenziamento ma di una sostituzione. I nostri 300 Oss vengono sostituiti da quelli assunti dalla Asl, e in questa sostituzione si perde il bagaglio di competenze, professionalità e relazioni con i pazienti". La vicenda che avrà anche risvolti amministrativi visto che si tratta di un appalto pubblico interrotto prima della fine della scadenza naturale in modo unilaterale, resta tutt'altro che lineare. Se non può che essere un'azione positiva quella delle assunzioni nella sanità pubblica è anche vero che nel frattempo ci sono 300 persone senza un lavoro e le stime sulla loro possibilità di assorbimento nel concorso pubblico è solo potenziale. Gli Oss di GESCO sono gli stessi che hanno sopperito alle carenze della sanità pubblica durante il periodo COVID, con centinaia di operatori che furono inviati nei reparti a fronteggiare la pandemia mentre il mondo si fermava e le persone si chiudevano in casa. "Noi siamo quelli che venivano definiti angeli – ci dice Rita – ci siamo buttati a lavorare negli ospedali quando tutti invece scappavano da lì, nel periodo Covid. Non meritiamo di essere trattati così. C'erano alternative, si poteva aspettare la fine del servizio tra un anno, nel frattempo fare i concorsi pubblici e darci la possibilità di avere del tempo per provare a ricollocarci, invece così ci stanno annientando dalla sera alla mattina, siamo trattati come rifiuti organici, buttati fuori in 30-60 giorni".

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