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Patto per Napoli, la replica dell’assessore Baretta: “Ereditato un Comune in stato d’abbandono, ricostruzione pretestuosa”

L’assessore comunale al Bilancio Baretta contro l’inchiesta di Fanpage.it sul patrimonio nel Ptto per Napoli: “Ricostruzione totalmente infondata e pretestuosa”
A cura di Redazione Napoli
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Pierpaolo Baretta, assessore al Bilancio a Napoli
Pierpaolo Baretta, assessore al Bilancio a Napoli

«La ricostruzione di Fanpage.it sulla presunta dismissione di ‘castelli e monumenti' del Comune si Napoli è totalmente infondata e pretestuosa». L'assessore al Bilancio e al Patrimonio del Comune di Napoli Pierpaolo Baretta, in una lunga nota contesta la video inchiesta di Fanpage.it sul "Patto per Napoli" e sui suoi costi per la collettività partenopea. Parla di «polemica calunniosa, lanciata il giorno dopo che abbiamo chiesto ai napoletani di collaborare per ridurre l'evasione e reinvestire le risorse recuperate per migliorare i servizi e la vita della città».

Barretta attacca, senza mai citarla, la precedente amministrazione guidata da Luigi De Magistris per due consiliature. Un ex assessore di quei 10 anni, Alberto Lucarelli, aveva duramente attaccato il "Patto per Napoli" firmato dal sindaco Gaetano Manfredi con l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

Dice Baretta senza Patto Per Napoli, che eroga 1,3 miliardi a fondo perduto, la città avrebbe chiuso tutto, «compresi i monumenti». Sostiene che lamentarsi di quanto fatto dall'amministrazione del patto Pd-M5s equivale «ad avallare la tesi un po' qualunquista di chi non paga le tasse perché le cose non funzionano».

Nello specifico, ecco come l'assessore Baretta, veneziano, già sottosegretario all'Economia nel secondo governo Conte e prima ancora negli esecutivi Letta, Gentiloni e Renzi, confuta la ricostruzione:

La valorizzazione del patrimonio pubblico è un preciso dovere di chi governa. La ricchezza monumentale di proprietà del Comune è superiore solo al suo stato di abbandono che abbiamo ereditato, al quale stiamo ponendo rimedio.

Gli accordi sottoscritti in questo anno con l’Accademia delle belle arti per l’assegnazione a titolo gratuito di un complesso monumentale per ampliare la loro attività, o con l’Asl per garantire, con immobili del Comune, il presidio sanitario nel territorio, o col Demanio per la comune gestione pubblica del sottosuolo e del Castel dell’Ovo, o gli oltre 100 milioni di investimenti per recuperare l’Albergo dei poveri, o il confronto aperto con le molte associazioni del sociale perché possano continuare con contratti regolari la loro attività, o le risorse destinate (pur nelle difficoltà di bilancio) al risanamento delle case popolari, sono solo alcuni esempi dell’uso civico del nostro Patrimonio che stiamo praticando.

L’accordo con Invimit – società di gestione del risparmio detenuta al 100% dal MEF – prevede un fondo totalmente pubblico del quale il Comune detiene la maggioranza. In questo fondo ci saranno beni alienabili e che possono avere un riscontro positivo sul mercato.

Si precisa che il fondo gestirà questi immobili identificando il migliore utilizzo sia esso una vendita che una locazione. È pertanto privo di fondamento, come riportano alcuni, sostenere che si possano vendere beni la cui inalienabilità è sancita dalla legge in presenza di particolari vincoli di valore storico e artistico.

Gestire il patrimonio pubblico (manutenzione, gestione, attività) costa e servono molte risorse, superiori a quelle disponibili nei bilanci dei Comuni e tanto meno in quello di Napoli. Sponsorizzazioni trasparenti, bigliettazione equilibrata e riscossione normale sono le strade per mantenere efficiente e non degradato, ma anche autonomo e pubblico il patrimonio comunale.

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