Perché Pasquale Zagaria si chiamò Lino Banfi? Merito del grande Totò
Pasquale Zagaria? No, come nome d'arte non funziona. Il comico pugliese agli inizi, evidentemente intimorito dall'attore che si trovava davanti, non ebbe nemmeno il tempo di replicare. Ma la sua fiducia fu ricambiata: quel nome gli portò fortuna, una fortuna pluridecennale, tra cinema, tv e teatro. I protagonisti di questa storia sono Lino Banfi e nientepocodimeno che Antonio De Curtis, in arte Totò, il principe della risata.
Il comico pugliese aveva inizialmente scelto come pseudonimo Lino Zaga. Fu spinto poi a modificarlo su consiglio dell'artista napoletano, che, a suo giudizio, riteneva che nel mondo dello spettacolo portasse fortuna accorciare i nomi, ma portasse invece sfortuna accorciare i cognomi. Fu il suo impresario – lo racconta lo stesso Banfi – marito della bellissima soubrette Maresa Horn, a scegliergli il nuovo cognome d'arte, col quale presentarsi in palcoscenico.
Come fece? Si affidò al caso: prese il primo nominativo dal registro di classe dei suoi alunni – essendo anche maestro elementare – Aureliano Banfi. Si tratta di un aneddoto che Banfi, poi diventato famoso personaggio cinematografico e televisivo soprattutto negli anni Ottanta, mattatore della commedia sexy all'italiana prima e oggi invece protagonista di serie tv di lungo corso, racconta spesso, per ricordare ai più giovani che in molti casi i veri incontri cruciali accadono per caso.