Partito Democratico, si va verso la proroga del commissariamento in Campania: altro colpo a De Luca
Vincenzo De Luca nelle ultime settimane lo ha invocato più volte la necessità di svolgere il congresso del partito e porre fine da subito al commissariamento. Ma dalle riunioni nazionali sembra che la segreteria di Elly Schlein per ora stia prendendo una direzione diametralmente opposta, apprestandosi a rinnovare il commissariamento del Pd in Campania e a Caserta. Si tratta di una nuova mossa nella partita che vede contrapposto il presidente uscente della Regione Campania, deciso fermamente a ricandidarsi per un terzo mandato e la segreteria nazionale di Elly Schlein, forte anche di una componente napoletana rappresentativa, che invece a più riprese hanno sottolineato la necessità di un cambiamento.
Misiani e Camusso verso la proroga
Il Partito Democratico in Campania, dopo il congresso che ha visto vincitrice a livello nazionale Elly Schlein, ma soprattutto dopo le irregolarità denunciate anche dall'inchiesta di Fanpage.it, era stato commissariato nei suo vertici regionali e nella federazione di Caserta. Antonio Misiani, senatore, fu nominato commissario del partito in Campania, mentre la deputata Susanna Camusso fu designata commissaria nella federazione di Caserta. Una mossa quella della nuova segreteria del Pd che mise subito in chiaro la discontinuità con l'era deluchiana, ed infatti il presidente della Regione Campania ha da sempre osteggiato in ogni sede il commissariamento del partito nella regione che amministra. A quanto apprende Fanpage.it, le ultime riunioni romane hanno espresso la decisione di prorogare il mandato di Misiani e Camusso. Una mossa che arriva dopo gli attacchi frontali di Vincenzo De Luca ad alcuni membri della segreteria nazionale del Pd, come l'europarlamentare Sandro Ruotolo, verso il quale De Luca ha usato termini al limite dell'insulto. La segretaria nazionale, ospite di Corrado Formigli a "Piazza Pulita", aveva replicato dicendo che "nessuno è eterno e nessuno è indispensabile". A stretto giro l'ulteriore replica di De Luca che, paragonandosi ad Aldo Moro, ha sostenuto che "nessuno si sarebbe permesso di dire che non era indispensabile". L'ultima novità dello scontro sarebbe proprio la proroga dei commissariamenti, un altro segnale inequivocabile di come il Partito Democratico stia progressivamente abbandonando Vincenzo De Luca, andando nella direzione della creazione di una coalizione sul modello del campo largo progressista, quindi con il Movimento 5 Stelle che in cambia ha un peso elettorale di tutto rispetto, per le prossime elezioni regionali in programma nel 2026.
De Luca e il terzo mandato: l'escamotage in una legge di 20 anni fa
Il presidente De Luca ha più volte ribadito che la sua candidatura per un terzo mandato prescinde dalle scelte che farà il Partito Democratico. Nei fatti però appare difficile immaginare un De Luca capace di vincere da solo contro il centro destra ed il centro sinistra, mentre allo stesso tempo, un centro sinistra senza De Luca, soprattutto nelle province di Salerno e Avellino, subirà inevitabilmente dei contraccolpi. Ma per garantirsi la ricandidatura, a prescindere dal Pd, il presidente uscente deve riuscire a far votare al consiglio regionale la modifica del regolamento della Regione Campania che impone il limite dei due mandati. Un iter che De Luca ha avviato proprio in queste ore, con la I commissione del consiglio regionale che ha avviato l'iter per la presentazione al consiglio dell'atto per il recepimento della legge 2 luglio 2004, numero 165, ovvero quella che stabilisce il limite dei due mandati. Questa norma in 20 anni non è mai stata recepita dal consiglio regionale, e stabilisce che i due mandati iniziano dal recepimento della stessa legge. Sostanzialmente, l'escamotage di De Luca, che dovrà comunque essere messo alla prova degli organi terzi di giurisprudenza amministrativa, passa dal fatto che recependo la legge 165 solo nel 2024, il limite dei due mandati inizia da adesso.
A presentarla in commissione uno dei suoi fedelissimi, Giuseppe Sommese, espressione di una delle innumerevoli liste civiche che popolano l'arcipelago deluchiano. Per passare il provvedimento avrebbe bisogno di una maggioranza di almeno 26 voti. La prima vera partita sarà tutta qui. Molti tra gli eletti del Pd stanno cambiando aria, a cominciare dal potente Mario Casillo, più volte presente alle iniziative della corrente di Elly Schlein, passando per Bruna Fiola, il cui papà Ciro Fiola, ex presidente della Camera di Commercio si è reso protagonista anche di una manifestazione contro De Luca, passando per Massimiliano Manfredi, fratello del Sindaco di Napoli Gaetano, il quale ha più volte ribadito la necessità di un cambio in Regione. Molto difficile invece pensare che altri consiglieri Pd come Gennaro Oliviero, protagonista delle irregolarità nel congresso in provincia di Caserta, oppure come il fedelissimo deluchiano Franco Picarone, eletto a Salerno, possano abbandonare il presidente. Ma anche sottraendo a De Luca, che in quanto presidente ha diritto di voto in consiglio, la maggior parte del gruppo Pd in Regione, il numero di 26 voti a favore può essere alla portata. Determinanti potrebbero essere consiglieri come Roberta Gaeta, eletta nella lista dei Verdi e subentrata a Francesco Emilio Borrelli, diventato deputato, che aderisce a Demos, l'area cattolica alleata del Pd che fa capo al deputato Paolo Ciani, oppure i consiglieri del gruppo misto come Corrado Mattera e Felice Di Maiolo. Determinante sarà anche Giovanni Zannini, consigliere regionale eletto a Caserta e indagato in una pesante inchiesta della Procura di Santa Maria Capua a Vetere, per concussione e corruzione. Insomma i prossimi mesi saranno infuocati per decidere il futuro della Regione Campania.