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Covid 19

Parrucchieri, barbieri ed estetisti di nuovo chiusi: “C’è chi non aprirà mai più”

Zona rossa, chiusi barbieri, parrucchieri e centri estetici. E c’è chi a causa della crisi connessa al Covid non rialzerà più la serranda. Il presidente della Claai Campania, Antonio Cataldo e quello della Claai Napoli, Giuseppe Cerella lanciano l’allarme: “Così si rischia un incremento del lavoro domiciliare abusivo. Per aiutarci la cassa integrazione dev’essere più veloce nelle erogazioni, non è possibile attendere mesi”.
A cura di Redazione Napoli
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In zona rossa barbieri, parrucchieri e centri estetici non possono lavorare: restano a casa centinaia di lavoratori artigiani ed è la seconda volta nel giro di un anno: prima il lungo lockdown del marzo 2020 e ora una situazione che potrebbe mettere in ginocchio un comparto che sente come e forse più di molti altri la crisi economica e la contrazione dei volumi d'affari dovuta al Covid: con minori occasioni sociali cala ovviamente il numero di persone che si recano settimanalmente dal parrucchiere o dal barbiere o dall'estetista. "Ci sono colleghi – spiegano addetti ai lavori – che hanno chiuso con la certezza che non riapriranno mai più".  Il presidente della Claai Campania, Antonio Cataldo e quello della Claai Napoli, Giuseppe Cerella, spiegano che c'è anche un rischio dell'incremento del lavoro domiciliare abusivo a Napoli e in provincia:

"L'intero settore della cura della persona, barbieri, parrucchieri, estetisti, è stato ulteriormente penalizzato con chiusure apparentemente senza alcun criterio, considerato che molti hanno impiegato tempo e risorse per i dovuti adeguamenti per la sicurezza di personale e clientela ed hanno, sin da subito, applicato protocolli di gran lunga più restrittivi rispetto a quelli indicati dal Governo, ma a nulla è servito. Anzi, tali chiusure stanno producendo un aumento del ricorso al servizio domiciliare, assolutamente illegittimo e pericoloso.

Le richieste sono note: sostegni in merito a fitti, tasse, pagamenti dei fornitori. La questione è la cassa integrazione che secondo il sodalizio degli artigiani deve essere più veloce nei pagamenti: "Gli impiegati non possono attendere mesi per ricevere un sostentamento necessario per sopravvivere. Chiediamo – concludono i presidenti Claai – la dilazione delle tasse 2020/21 in dieci anni a partire dal 2023, un piano vaccinale che permetta una ripresa economica che dia fiducia per un rilancio concreto e per questo come Claai chiediamo al presidente della giunta regionale e all'assessore alle Attività Produttive di intervenire con sostegni economici alle categorie, in questo momento, chiuse".

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