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Frana a Casamicciola (Ischia)

Parla l’ex sindaco di Casamicciola, Castagna: “Colpa della bomba d’acqua, non dell’abusivismo”

Giovan Battista Castagna, ex sindaco di Casamicciola, a Fanpage.it: “È venuta giù la montagna, l’abusivismo non c’entra. La frana del 2009 avvenne su un altro versante. Gli alvei sono molto più giù”
Intervista a Giovan Battista Castagna
ex sindaco di Casamicciola
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Per quello che è venuto giù lì bisogna rifare le cartine geografiche, perché è cambiato tutto. Io che sono di Casamicciola in quei luoghi ci andavo a raccogliere i funghi, ora non li riconosco più. Sono stati invasi da centinaia di migliaia di metri cubi di terreno. È una scena vista solo nei film. Ci sono massi di oltre 4 metri di altezza. Lì l’abusivismo edilizio non c’entra e nemmeno gli alvei, che sono molto più giù. La frana è partita a circa 700 metri d’altezza. Le prime case sono a 4-500 metri. È venuta giù una parte della collina, non credo che qualcosa avrebbe potuto fermarla”.

Ne è convinto Giovan Battista Castagna, ingegnere di professione, nonché ex sindaco di Casamicciola fino allo scorso giugno, che parla a Fanpage.it. Castagna è stato tra i primi ad accorrere in piazza per partecipare alle ricerche dei dispersi. Da primo cittadino, aveva affrontato anche il terremoto del 2017. Ma il dramma di sabato scorso ha un bilancio molto più pesante. Sono 8 al momento le vittime accertate e si cercano altri 4 dispersi.

Conosce qualcuno delle vittime o dei dispersi?

Dei dispersi sì. Ma preferisco restare in silenzio su questo, perché il trauma è grande. Adesso, è solo il momento di stare vicino alle famiglie e aiutarle il più possibile, perché il dolore e lo strazio sono insopportabili.

La frana ha colpito soprattutto via Celario, era particolarmente esposta?

Da quanto si è appreso, dal Monte Epomeo sono scese tre colate. La più grossa è partita da 700 metri e si è indirizzata verso quella zona, piombando in verticale con una forte accelerazione. La colata non ha trovato ostacoli a parte la vegetazione. Le prime case sono a 400 metri d’altezza. L’impatto lì è stato devastante. Poi, il fiume di fango e detriti ha rallentato mano a mano che scendeva verso il mare.

C’erano già state altre frane in questi anni, il Comune cosa ha fatto per il dissesto idrogeologico?

È vero che ci sono state altre frane, ma hanno interessato un altro versante, non quello di via Celario. Nel caso della frana del 2009, che è avvenuta su un altro lato, abbiamo avviato le gare per i lavori. Sul lato colpito sabato no, stava lì come la natura l’ha creato.

Le ricerche dei dispersi
Le ricerche dei dispersi

Alcuni puntano il dito sull’abusivismo?

L’abusivismo non c’entra. Si tratta di case costruite 50-60 anni fa, non 5 anni fa. Anche questo si può verificare. La frana è partita a circa 700 metri. Le prime case sono molto più in basso. Se non ci fossero state, il primo impatto sarebbe avvenuto giù, dove c’è il paesino. Si sono staccati macigni di 4 metri d’altezza. Credo che sulla violenza dell’impatto possa aver influito anche l’estate asciutta, il terreno friabile e l’improvvisa bomba d’acqua.

Si parla anche di alvei che non sarebbero stati puliti?

Lì non esiste nessun alveo. Gli alvei sono più giù dove è successa la frana nel 2009. La zona colpita sabato è di montagna. L’alveo non si fa in sommità, ma sulle zone mediane, per raccogliere le acque che provengono dalla montagna. Ma quando vengono giù tonnellate e metri cubi di rocce, ma quale alveo le può fermare. Anche nel 1910 è successa la stessa cosa, con 11 morti. A parlare di abusivismo si fa del male agli abitanti del posto, che hanno vissuto già un terremoto e ora l’alluvione.

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Ha letto la pec dell’ex sindaco Giuseppe Conte che ha inoltrato alle istituzioni la scorsa settimana?

Anche in quel caso, Conte, che è un ingegnere, si riferisce sempre alla situazione degli alvei che stanno giù, dove nel 2009 c’è stata la frana. Ma la nuova frana è avvenuta in alto ed è in un’altra zona.

Lei ha vissuto da sindaco anche il terremoto del 2017, qual è la differenza?

In questo caso gli sfollati sono di meno, lì erano 2.500, qui sono circa 200.

Quali possono essere ora le soluzioni?

Cerchiamo di capire se c’è possibilità di fare degli interventi. Altrimenti, o si spopola, si sgomberano tutte quelle case che arrivano fino al porto, e che sono lì anche dal Cinquecento. Che sarebbe il rimedio più semplice. Oppure si pensa a delle opere titaniche per andare a mitigare un rischio idrogeologico in una montagna coperta da detriti e materiale friabile, ma non so se possono essere realizzate.

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