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Emergenza lavoro

Parla l’aspirante prof: “Ormai abilitarsi all’insegnamento è un lusso e un impegno a tempo pieno”

Maria Rosaria ha 24 anni, è di Salerno, è una laureata in Matematica col massimo dei voti e la lode e col sogno di fare l’insegnante.
A cura di Redazione Napoli
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Maria Rosaria ha 24 anni, è di Salerno, è una laureata in Matematica col massimo dei voti e la lode e , come scrive lei stessa a Fanpage «con il sogno di fare l'insegnante».

Nella lettera inviata al nostro giornale racconta il suo percorso di abilitazione. I corsi costano un bel po' di quattrini e non tutti possono permetterseli. Ecco la sua esperienza:

Dopo svariati commenti circa la mia scelta, ricchi di giudizi e pregiudizi, decido di focalizzarmi sull’obiettivo e immettermi nel mondo della scuola. Procedo con l’inserimento nelle graduatorie provinciali e mi iscrivo al percorso di abilitazione (60 CFU) e qui iniziano i problemi. Innanzitutto, dal bando apprendo che mi occorreranno circa 2.500 euro.

Duemilacinquecento, prezzo abbondantemente superiore ad un anno di tasse universitarie. Duemilacinquecento, molto più dei miei risparmi. Procedo anche con l’iscrizione e dopo un po’ di giorni iniziano i corsi, che prevedono spesso anche dieci ore di lezione al giorno.

La situazione è questa: bisogna seguire queste fantomatiche lezioni, con tasse da capogiro e un’organizzazione caotica, più almeno 180 ore di tirocinio (ma le 150 che ho svolto durante l’ultimo anno di università non hanno alcuna valenza, chissà perché) e durante le lezioni si viene soltanto riempiti di nozioni (aggiungo, alcune già acquisite durante il percorso universitario).

Ormai abilitarsi è un lusso e un impegno a tempo pieno e nessuno si oppone. Gli stessi colleghi, che comprendo benissimo, soprattutto quelli che hanno già anni di precariato alle spalle, sono forse troppo stanchi per far sentire la loro voce, mentre i sindacati sono troppo occupati a contare i loro guadagni.

In tutto questo caos, chi soffre maggiormente?

In primis, come già evidenziato in precedenza, gli insegnanti che hanno già esperienza da precari e vorrebbero soltanto poter svolgere il loro compito di educatori in condizioni umane e decenti e avere un minimo di stabilità per poter progettare serenamente, non dico il loro futuro, ma quantomeno il loro quotidiano.

Poi ci sono gli aspiranti insegnanti, neolaureati che sentono forte quella vocazione di formare giovani menti, nel periodo più bello e delicato della loro vita, non limitandosi a riempirli di nozioni, ma piuttosto ad alimentare la loro curiosità, ad avere un proprio pensiero critico, ad apprezzare la bellezza, a coltivare le proprie passioni e ad essere sensibili.

Di fronte a questo sistema, è molto difficile perseguire questo obiettivo, perché la motivazione subisce continui colpi bassi, lasciando spazio ad amarezza e frustrazione, deleterie soprattutto per gli studenti.

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