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Campi Flegrei

Storia della crisi bradisismica a Pozzuoli e Napoli: le decisioni prese dopo i terremoti

Nell’ottobre 1983 la crisi bradisismica dei Campi Flegrei raggiunse l’apice con terremoti magnitudo 3,8 e 4 che causarono crolli e migliaia di sfollati.
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Il 10 ottobre del 1983 un volantino ciclostilato, firmato dall'allora sindaco di Pozzuoli, sanciva ciò che molti ormai sapevano da giorni: molti avrebbero dovuto far fagotto e andare via. Alla planimetria in bianco e nero della zona dei Campi Flegrei era sovrapposto un allarmante quadrato rosso: la crisi bradisismica iniziata nel 1982, connessa all'attività della caldera vulcanica dell'area a Ovest di Napoli, con centinaia di scosse di terremoto ogni giorno, aveva lesionato un gran numero di case.

Oggi, anno 2023, con l'aumento dei terremoti – in quantità e potenza – ai Campi Flegrei, e c'è apprensione per il futuro. E molti ricordano quei giorni. Chi c'era racconta quando è dovuto andar via, lasciando la casa in cui era nata o nato, per sempre.

C'è poi chi ricorda i racconti di genitori e nonni e ora ha paura che la storia si ripeta. Fortunatamente sono passati molti anni e la sicurezza delle case è cambiata, in meglio. Resta la pericolosità – nota da centinaia d'anni – di un'area vulcanica rimasta sempre in attività e che oggi sta facendo sentire minacciosa la sua presenza, con l'innalzamento del suolo, i boati e le scosse.

Il terremoto del 4 ottobre 1983 ai Campi Flegrei

Ottobre 1983, il giorno 4 è un martedì, è San Francesco D'Assisi. La terra sta già tremando da tempo: si susseguono le scosse e non è come oggi: le case di pietra di tufo mal sopportano eventi tellurici anche solo del quarto grado della scala Richter.

I giornali per far sensazione usano ancora la vecchia scala Mercalli: superiamo il settimo grado. Case e palazzi dell'area puteolana e napoletana sono già danneggiati – e solo in minima parte riparati – dal disastroso sisma del 23 novembre 1980, sicuramente non possono resistere a scuotimenti ripetuti e pesanti.

Il 4 ottobre 1983 ai Campi Flegrei è il giorno di uno degli eventi di maggiore intensità, il terremoto magnitudo 3.8 scala Ricther. Il 13 ottobre inizia il primo sciame sismico costituito da numerosi eventi, 229 eventi in poche ore, ricostruirà l'Istituto di Geofisica e Vulcanologia.

Dall'inizio della crisi fino alla fine del 1983 si registreranno oltre 5.000 eventi significativi. Ci si arrende alla potenza della calamità. L'Ingv documenterà poi che – nei due anni e mezzo intercorsi dall'estate del 1982 fino a tutto il 1984 – si ebbe un sollevamento dell'area del porto di Pozzuoli di circa 185 centimetri che, unito al sollevamento di circa 170 centimetri del 1970-72, portò ad un sollevamento totale di circa 3,55 metri.

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Un'anziana donna parla ai giornali e alle agenzie di stampa dell'epoca, invitando i cronisti ad entrare in casa e guardare coi loro occhi la situazione:

Venite a vedere. Io mi trovavo all' interno, era già lesionata ed i vigili del fuoco ne avevano rilevato l'inagibilità.
Nessun tecnico del Comune si è presentato qui per rilevare i danni ed ordinarne lo sgombero.

Ora, dopo la scossa di stamane, mi è impossibile risalire in casa dove ho abbandonato tutto per fuggire. le case sono tutte in piedi ma basterà una lieve scossa per farle crollare.

Si contano i danni a Pozzuoli, e c'è anche una vittima. È una donna di 68 anni, che subito dopo il sisma era stata colta da malore, deceduta nel trasporto all'ospedale San Paolo di Fuorigrotta, 29 i feriti fra cadute calcinacci e ressa per scappare via. Crollo di alcune abitazioni in via Solfatara; una sopraelevazione in un fabbricato a due piani cede miseramente.

Si sbriciolano i cornicioni di una ventina di palazzi, idem un'ala della chiesa di San Vincenzo in via Napoli, così come è danneggiata anche la chiesa di Sant'Antonio, annessa al carcere femminile. Nelle Terme Lopez, in via Pergolesi, dove sono ancora ospitate una ventina di famiglie sfollate dal terremoto del 1980 un muro perimetrale crolla sulla strada.

Le imprese si fermano: alla Sofer e l'Olivetti gli operai tornano a casa. Chiudono le scuole, in piazza della Repubblica, un gruppo di commercianti ed abitanti della zona, si organizza per «andare a Roma» a protestare: mercato del pesce e attività commerciali sono paralizzate.

In quelle ore accadono varie cose, alcune incredibili, oggi sarebbero stati dei video virali di TikTok, dell'epoca abbiamo solo le cronache dei giornali e delle agenzie di stampa: un giornalista televisivo picchiato mentre cerca di documentare i fatti; due gruppi familiari litigano perché un uomo si rifiuta di ospitare la sorella: «Siamo già in 6, dove la metto?».

Dal Mattino di Napoli dell'ottobre 1983
Dal Mattino di Napoli dell'ottobre 1983

Il piano di evacuazione per bradisismo nel 1983

Va in atto il primo piano bradisismo riguardante circa 3.000 famiglie: requisizione "a tappeto" degli alberghi disponibili per consentire alla popolazione sfollata di trascorrere al coperto la notte; requisizioni degli alberghi e degli appartamenti a Nord di Pozzuoli, contributo di 350.000 lire mensili a coloro i quali riusciranno a trovarsi una sistemazione autonoma,  espropriazione dei terreni per la costruzione di nuovi edifici.

Ai prefabbricati e alle roulottes del terremoto d'Irpinia del 23 novembre 1980 si aggiungono quelli del bradisismo ai Campi Flegrei.

Nei giorni successivi continua il lento, triste esodo degli abitanti puteolani della cosiddetta Fascia A (la zona ritenuta dagli esperti a maggiore rischio sismico), verso abitazioni ed alberghi delle località costiere napoletane, casertane (Costiera Domitia), salernitane e della provincia di Latina. Dal terremoto magnitudo 3.8 dell'8 dicembre 1983 in poi,  la sismicità diminuì drasticamente fino a cessare del tutto, nel 1985.

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