Cosa c’è scritto nell’ordinanza scuole chiuse di De Luca e perché il governo vuole impugnarla
La prima ordinanza del 2022 della Regione Campania rischia di rappresentare un pesante conflitto tra Stato ed Ente sul tema pandemico. Le 14 pagine dell'atto firmato da Vincenzo De Luca che chiude le scuole materne, elementari e medie inferiori fino al 29 gennaio sono da un certo punto di vista inusuali, uniche nel loro genere.
Il motivo? Fra i «visto»; «preso atto»; «rilevato» e «ravvisato» che precedono l'atto d'ordinanza vero e proprio, a partire da pagina 7 il testo si trasforma in un cahiers de doléances firmato De Luca e indirizzato al governo di Mario Draghi. Lo stesso governo che ieri ha fatto sapere di voler impugnare l'ordinanza della Regione Campania.
Il disappunto di Palazzo Chigi è semplice da spiegare: è da dicembre che premier e ministri hanno più volte detto che l'anno scolastico 2022 inizierà lunedì 10 gennaio senza deroghe né rinvii. Invece ieri De Luca ha rotto il fronte degli enti locali emanando un'ordinanza che spacca il tavolo Stato-Regioni come lo farebbe un'ascia.
Torniamo all'atto vero e proprio: cosa dice De Luca a Draghi e ai suoi ministri, in particolare quelli dell'Istruzione Patrizio Bianchi e della Salute, Roberto Speranza?
È tutto condensato in 25 righe di testo che assumono in toto i quesiti dei dirigenti scolastici campani (quelli che un tempo si chiamavano "i presidi"):
- La prima questione riguarda i tamponi: «in tante realtà territoriali – si legge – persino un tampone molecolare da effettuare privatamente può essere oneroso».
- Poi le mascherine di protezione: «Il decreto del Consiglio dei Ministri del 5 gennaio obbliga all’uso della mascherina Ffp2 nelle classi dove si verifichi anche un solo caso di alunno positivo. Chi distribuirà le Ffp2 e quando?»:
- «Per le scuole secondarie di primo e secondo grado, con due casi nella stessa classe si ricorra alla didattica digitale integrata per coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, per quanti sono guariti da più di 120 giorni, e per quanti non hanno ricevuto la dose di richiamo. Per tutti gli altri, è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’auto-sorveglianza. Ma come facciamo a conoscere lo stato vaccinale degli alunni, se il Garante della privacy ci ha diffidato dall’acquisire tali informazioni?»;
- «Non ultimo, c’è il problema degli spazi e dell’aerazione. Si “consiglia” il distanziamento e l’apertura delle finestre. Ma perché non prevedere un investimento per dotare tutte le aule di sanificatori dell’aria, come è stato fatto in molti Paesi e anche in molte aziende private in Italia?».
«Non vorremmo tornare a scuola de iure (di diritto), ma non de facto (di fatto)», scrivono i presidi campani e a De Luca è così piaciuta la definizione che l'ha messa tale e quale nella sua ordinanza.
La previsione dei dirigenti delle scuole nostrane è che «la maggior parte delle classi italiane sarà in didattica digitale integrata nell’arco di una settimana».
Scuole chiuse: i motivi della Regione Campania
Su quale base si sostanzia la decisione di chiudere le scuole in presenza? La Regione ritiene che l'attuale situazione sanitaria sostanzi il «rischio elevato» rispetto al quale anche le Regioni non in zona rossa possono decidere «eccezioni allo svolgimento in presenza delle attività educative e scolastiche».
La legge di riferimento è il decreto legge 6 agosto 2021 n.111 (articolo 1, comma 4) convertito dalla legge 24 settembre 2021, n.133.
Il risultato di questo ragionamento sono le 10 righe con le quali De Luca chiude le scuole in presenza con la promessa di recuperare a giugno i giorni persi.
sospensione delle attività in presenza dei servizi educativi per l'infanzia di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e dell'attività scolastica e didattica in presenza della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.
Resta sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Ora c'è da capire se il governo darà seguito alla sua intenzione di ricorrere: è l'articolo 127 della Costituzione che consente all'Esecutivo, «quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della Regione» di «promuovere la questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione».
I tempi sono fondamentali: la chiusura delle scuole in presenza è fino al 29 gennaio. La domanda è: anche vista l'oggettiva difficoltà dovuta all'ondata dei contagi Covid e i tempi così stretti di validità dell'atto regionale, vale la pena, ha senso ricorrere?