Operaio morto di tumore a causa dell’amianto, l’Inail risarcisce la famiglia con 100mila euro

L'Inail (l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) è stato condannato a risarcire con 100mila euro la famiglia di Giovanni Panariello, un operaio di Torre Annunziata, nella provincia di Napoli, morto a 68 anni nel 2017 a causa di un tumore provocato da prolungata esposizione all'amianto: per circa 13 anni l'uomo ha lavorato per un'azienda che scoibentava l'amianto dalle carrozze dei treni e per altre ditte che lavoravano con l'amianto. Nel 2017, come detto, l'uomo ha scoperto di avere un mesotelioma, una tipologia di tumore che viene comunemente associata alla prolungata esposizione all'amianto: dopo la morte di Panariello, l'Inail ha negato il risarcimento alla famiglia, che così si è rivolta all'Osservatorio nazionale amianto (Ona).
Alla vedova anche una rendita di 2mila euro al mese
Dopo l'intercessione dell'Osservatorio, dunque, il giudice Beatrice Marrani del Tribunale di Velletri ha condannato l'Inail a risarcire la famiglia di Panariello – che all'epoca della morte ha lasciato la moglie Rosaria Francesca, 55 anni e i figli Rocco e Rosa, 36 e 32 anni – con oltre 100mila euro; alla vedova, inoltre, sarà corrisposta anche una rendita mensile di 2mila euro.
L'Osservatorio nazionale amianto ha stimato che, ogni anni, in Italia sono circa 7mila le vittime della prolungata esposizione al materiale nocivo, che ricordiamo soltanto nel 1992 è stato vietato, vista la sua pericolosità accertata e, poi, la sua correlazione con determinate patologie oncologiche; prima di allora, l'eternit (misto di cemento e amianto) veniva utilizzato largamente, soprattutto nell'edilizia.