Omicidio Vassallo, le accuse a Cagnazzo: “Depistaggio anche la vicinanza alla famiglia”
Anche la vicinanza alla famiglia di Angelo Vassallo, che il colonnello Fabio Cagnazzo aveva mostrato nei momenti immediatamente successivi all'omicidio, sarebbe "un tassello di non trascurabile rilievo" dell'opera di depistaggio che l'ufficiale dell'Arma avrebbe messo in atto per allontanare le indagini da se stesso e indirizzarle verso un cittadino brasiliano. Lo ritengono gli investigatori e gli inquirenti della Procura di Salerno che, a 14 anni dall'omicidio del "sindaco pescatore", hanno firmato il provvedimento che è valso l'arresto per quattro indagati, tra cui l'ufficiale.
Omicidio Vassallo, quattro arresti dopo 14 anni
L'ordinanza è stata eseguita oggi, 6 novembre, dai carabinieri del Ros: agli arresti, oltre a Cagnazzo, l'ex carabiniere Lazzaro Cioffi, l'imprenditore Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia e figlio del boss del clan omonimo attivo a Scafati (Salerno). I quattro sono ritenuti coinvolti nell'omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ammazzato la sera del 5 settembre del 2010 mentre tornava a casa, nel comune del Salernitano.
"Ti porterò gli assassini di tuo padre"
Nei giorni dell'assassinio Cagnazzo, che all'epoca guidava il Nucleo Operativo del Gruppo di Castello di Cisterna, si trovava in vacanza a Pollica ed era stato tra i primi a intervenire dopo la scoperta del corpo. Già durante il sopralluogo aveva assicurato alla figlia di Vassallo, Giuseppina, "ti porterò gli assassini di tuo padre". Nei giorni successivi l'ufficiale era stato molto vicino alla famiglia, che in più occasioni lo aveva poi definito "molto presente" e "il nostro salvatore".
Per il Ros di Roma e per l'ufficio inquirente guidato dal procuratore Giuseppe Borrelli, però, questo atteggiamento era un modo per essere al corrente dello sviluppo delle indagini. Già dalle prime ore, inoltre, il militare aveva puntato il dito contro il brasiliano Bruno Humberto Damiani, uno spacciatore della zona, incriminato e poi scagionato.
Nell'ordinanza il giudice definisce "evidente il disegno di condizionamento psicologico dei familiari del sindaco Vassallo verso la percezione del "brasiliano" come autore dell'omicidio", tesi che Cagnazzo cercava di infondere anche in persone estranee alla famiglia.