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Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli, ultime news

Omicidio Maimone, il capo della Mobile Fabbrocini: “Testimonianze determinanti, ma ancora tanta omertà”

Per le indagini sull’omicidio di Francesco Pio Maimone gli investigatori hanno riscontrato un clima di omertà; lo ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile.
A cura di Nico Falco
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Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra Mobile di Napoli
Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra Mobile di Napoli
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«Ci sono state testimonianze determinanti, da parte di amici della vittima, di amici del responsabile e di persone presenti, ma qualcuno riteniamo che non abbia fornito le collaborazioni che avrebbe potuto fornire. Quando muore un ragazzo di 18 anni anche per il criminale c'è l'obbligo morale di raccontare quello che è successo».
Così Alfredo Fabbrocini, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Napoli, sulla vicenda di Francesco Pio Maimone, ucciso lunedì notte agli chalet di Mergellina; per la morte del ragazzo è stato fermato il 20enne Francesco Pio Valda, figlio di un camorrista deceduto in un agguato nel 2013.

L'omicidio domenica notte, nei pressi dello chalet "Da Sasà". Maimone aveva finito di lavorare circa un'ora prima, si era incontrato con due amici e insieme avevano deciso di fare una passeggiata a Mergellina e di fermarsi a prendere qualcosa insieme. Poi, nel giro di pochi secondi, la tragedia.

I gruppi coinvolti provengono da San Giovanni-Barra e dal Rione Traiano; il 18enne abitava a Pianura e , è stato accertato durante le indagini, era da solo coi suoi amici, non faceva parte di nessuna delle due comitive né aveva avuto contatti con loro.

Spiega il capo della Squadra Mobile di Napoli:

"Intorno alle 2 c'è stata una lite sul lungomare, all'altezza degli chalet per una scarpa sporcata, non è ancora chiaro se calpestata o con un cocktail. Si sono affrontati una decina di giovani, due o tre quelli in modo più accanito.
Ma Francesco Pio Maimone non era tra questi: era al bar con due amici, stava mangiando le noccioline quando è stato colpito. Abbiamo ragione di credere che non si sia accorto di nulla di quello che stava accadendo intorno a lui.

Il ventenne fermato è di Barra. Il padre, scissionista del clan Aprea-Cuccaro, fu ucciso nel 2013; il fratello Luigi è attualmente detenuto e sotto processo per tentato omicidio. Francesco Pio Valda era stato arrestato nel 2021 per droga, quando era ancora minorenne, ma il reato era stato estinto dopo la messa alla prova, che aveva superato.

Il dirigente della Mobile spiega i contenuti del video che incastrano il giovane:

A Valda abbiamo contestato anche l'aggravante mafiosa perché ci sono elementi che possono ricondurre queste dinamiche a un contesto di criminalità organizzata il padre è stato ucciso dieci anni fa, anche la nonna ha dei precedenti.
Nei video che abbiamo recuperato il momento degli spari non è chiarissimo, avrebbe esploso i colpi mentre si allontanava, da uno chalet vicino. Probabilmente prima in aria e poi sulla folla, è stata una successione molto veloce. L'arma non è stata ritrovata, è probabilmente un revolver.

Comitati di Liberazione dalla Camorra: "Stanchi di queste morti innocenti"

Sulla morte di Francesco Pio Maimone sono intervenuti con una nota congiunta Sandro Ruotolo, Maurizio De Giovanni, Carmela Manco, Gennaro Pagano, Nicola Ricci e Marisa Laurito, in rappresentanza dei Comitati di Liberazione dalla camorra:

Siamo stanchi di queste morti innocenti, siamo stanchi dell’insicurezza che si vive in alcune aree della città, siamo stanchi del silenzio assordante. Siamo stanchi anche di indignarci. Che fine ha fatto il patto educativo? Perché non si potenzia fattivamente questo processo così fondamentale per i figli di Napoli, creando reti e sistema di vita contrapposte a quelle della violenza e della morte? Dove sono gli uomini e i mezzi che occorrono perché ormai sempre più pezzi di territorio sono diventati terre di nessuno.

Chiediamo alle istituzioni, al sindaco, di promuovere iniziative volte a rafforzare il processo del Patto e l’impegno di chi lotta contro la malavita e il malaffare come i Comitati di Liberazione dalla Camorra. Abbiamo bisogno di semplificare i processi, di attivare sinergie, di rimboccarci tutti le maniche – Associazioni, scuole, terzo settore – per battere insieme l’indifferenza che è complice di questa violenza, per chiedere a governo e istituzioni di investire risorse per Napoli. Investire nella lotta alla camorra non è un costo ma è un investimento. Bisogna disarmare Napoli.

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