Omicidio Francesco Pio Maimone, la famiglia un anno dopo: “La nostra vita finita quel giorno”
"Mi mandò questo messaggio una settimana prima della sua scomparsa. Erano delle parole che voleva dire attraverso Geolier, il suo cantante preferito. Quel messaggio l'ho visto quando lui è morto. Sono stata male perché non potevo rispondergli. Ti senti strappare il cuore dal petto, come se non lo avessi più".
Tina Napoletano trattiene a stento le lacrime. Sul suo cellulare parte un video in cui Geolier, rapper napoletano, spiega quanto ama sua madre. È un video che Tina non avrebbe mai forse conosciuto se a mandarglielo non fosse stato suo figlio Francesco Pio Maimone. Si tratta di una famosa intervista in cui il cantante napoletano parla del rapporto che ha con la propria madre, di quanto le sia riconoscente. Lo mostra a un anno dalla morte del ragazzo agli chalet di Mergellina, a Napoli. Pio era insieme al suo miglior amico Carlo quando un colpo di pistola l'ha colpito al petto, senza lasciargli scampo. Per la sua morte è in corso un processo che vede imputato un altro giovane, Francesco Pio Valda, accusato di aver sparato e aver ucciso un ragazzo innocente, senza alcun motivo. "La vita per noi è finita il 20 marzo", ripete Tina.
La battaglia per ricordare Pio Maimone
"Non siamo aristocratici, spiega Antonio Maimone, siamo una semplice famiglia e veniamo dalle case popolari come tante famiglie. Però questo non vuol dire che chi viene dalle case popolari, o dai “bassi sociali” non vuol dire che magari deve venire dimenticato da un mondo intero".
Durante quest'anno sono state tante le iniziative con cui gli amici e la famiglia di Pio hanno provato a ricordalo. Tra cui la volontà di realizzare un piccolo monumento per il giovane dov'è morto. "Abbiamo solo una casa vuota dove non c'è più nostro figlio. Ancora oggi ci chiediamo dove sta? Quando entra dalla porta? Ma non entra più".
All'esterno della casa dove Pio viveva con la sua famiglia, c'è un giardino che porta il suo nome. Qui gli amici e chi lo conosceva viene ancora a ricordarlo. Ma durante quest'anno sono poche le istituzioni che hanno mostrato vicinanza reale a questa famiglia. A novembre il neo Procuratore di Napoli Nicola Gratteri aveva ricevuto la famiglia Maimone nel suo ufficio. Un modo per non far sentire sola questa famiglia, che racconta di sentirsi spesso sola.
Prima di andare via, la madre del ragazzo prova a immaginare cosa farebbe oggi, se non fosse stato ucciso un anno fa: "La prima cosa tornerebbe da lavoro, entrerebbe dalla porta con la sua risata che coinvolgeva tutto. Ti raccontava magari "mamma, ho fatto la pizza che dici la vuoi provare? La facciamo insieme". Entrava dalla porta e ti portava il sole, anche se fuori ci stava la tempesta. Entrava il sole in casa mia e quel sole ora non entra più".