Omicidio Fortuna Bellisario, il marito obbligava anche i figli a picchiare la madre
Una vita di inferno, in cui anche i figli piccoli erano manipolati e partecipavano alle angherie del padre, convinti che fosse un uomo "forte e giusto", al contrario della madre, che invece era "sbagliata" perché "guardava altri uomini". Emerge dall'ordinanza del Riesame, che ha ripristinato il carcere per Vincenzo Lopresto, il marito di Fortuna Bellisario, uccisa il 7 marzo 2019 a colpi di stampella davanti ai bambini.
L'uomo, dopo due anni di reclusione, era tornato ai domiciliari e ritenuto non socialmente pericoloso; attualmente si trova in casa della madre, nel Rione Sanità, nel centro di Napoli, a pochi passi dall'appartamento dove ha ucciso la moglie. È stato condannato per omicidio preterintenzionale, ma la Procura di Napoli ha chiesto la riforma della sentenza in omicidio volontario. Il nuovo provvedimento del Riesame, che dispone il ritorno in carcere, è sospeso in attesa della decisione finale della Cassazione. La motivazione della decisione è descritta nelle pagine dell'ordinanza, che tracciano un racconto da storia dell'orrore.
Lopresto, si legge, non solo picchiava continuamente la moglie, torturandola anche con l'accendino, ma obbligava i figli a colpirla e, se si rifiutavano, venivano anche loro picchiati. L'uomo viene definito come "un soggetto del tutto incapace di tenere a freno i propri impulsi violenti anche nei confronti di altri componenti del nucleo familiare". E i figli, un maschietto e due femminucce, erano da lui completamente manipolati, tanto da ritenerlo "una figura genitoriale sana e giusta". Di contro, vedevano le continue punizioni inferte alla madre come dovute, perché Fortuna "pensava ad altri uomini". I bambini, che ora si trovano in una struttura protetta e sono seguiti da uno psicologo, hanno raccontato che il padre guardava video porno anche davanti a loro, ma hanno giustificato questo comportamento perché ritengono che lo facesse per far ingelosire la madre.