La pistola e l’alt, le due verità sulla morte di Luigi Caiafa, ucciso durante una rapina
C'è un punto ancora da chiarire nella dinamica della morte di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso da un poliziotto mentre, con un complice, stava rapinando tre ragazzi in un'automobile. Riguarda il momento in cui i poliziotti della sezione Falchi della Questura di Napoli sono intervenuti: gli agenti hanno dichiarato di essersi qualificati con la paletta d'ordinanza e di avere intimato a Ciro De Tommaso, seduto dietro sullo scooter, di gettare la pistola; la loro versione è stata confermata anche dai giovani rapinati. Secondo il ragazzo, invece, gli agenti sarebbe scesi dall'auto civetta e avrebbero aperto il fuoco senza qualificarsi. Un aspetto che non viene chiarito nemmeno nelle immagini della videosorveglianza, diffuse dalla Procura di Napoli, e su cui gli inquirenti sperano di far luce grazie a un testimone: hanno lanciato un appello chiedendo a chiunque abbia informazioni di rivolgersi al più vicino ufficio di Polizia.
La rapina che ha portato alla morte di Luigi Caiafa
La rapina è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza. Sono le 4:30 circa del mattino del 4 ottobre, Caiafa e De Tommaso, entrambi con caschi integrali, arrivano contromano sullo scooter e si affiancano al lato passeggero di una Mercedes parcheggiata in via Duomo, nei pressi di via Marina. Nelle immagini si vede chiaramente il passeggero, poi identificato in De Tommaso, che punta la pistola nell'abitacolo, spingendo il braccio anche all'interno, e si fa consegnare qualcosa dagli occupanti. I poliziotti arrivano pochi istanti dopo, a bordo di una auto civetta, una Fiat 500. Il primo si avvicina alla Mercedes, l'altro resta qualche metro più indietro. Con la pistola puntata contro, l'agente si abbassa e mira a sua volta verso i rapinatori, che cercano di allontanarsi senza abbassare l'arma ed escono dall'inquadratura. La Procura ha lanciato un appello per ricostruire con precisione quello che è successo a quel punto.
Le due versioni sull'intervento dei Falchi
L'incongruenza emerge dall'ordinanza con cui il gip ha convalidato l'arresto di Ciro De Tommaso, figlio del più noto Genny ‘a carogna, ex capo ultras ed ex narcotrafficante ora collaboratore di giustizia. Il ragazzo, 18 anni, è accusato di "rapina aggravata, ricettazione e armi". Ha ammesso le proprie responsabilità in merito alla rapina ma durante l'interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere, rilasciando però delle dichiarazioni spontanee: "Ammetto di avere fatto la rapina. Sono scesi i poliziotti ed hanno sparato senza dire che erano della Polizia". Il momento dell'intervento della Polizia viene ricostruito in modo diverso nell'ordinanza, che si è avvalsa sia delle dichiarazioni degli agenti sia di quelle dei tre ragazzi rapinati, che erano nella Mercedes affiancata in via Duomo dallo scooter con a bordo Caiafa alla guida e dietro De Tommaso.
"Secondo la ricostruzione della polizia giudiziaria – si legge – poi confermata dalle parti offese, che hanno dichiarato che le persone scese dalla Fiat 500 erano dei poliziotti e di aver sentito l'esplosione di colpi di arma da fuoco, uno degli agenti intimava l'alt con la paletta qualificandosi come agente di polizia e chiedeva di gettare via la pistola in uso ai rapinatori, i quali non eseguivano l'ordine e il conducente urlava "spara alla guardia, sparalo, sparalo" mentre il passeggero puntava l'arma verso l'operante di polizia giudiziaria".
A questo punto il poliziotto ha premuto il grilletto, colpendo il conducente dello scooter, ovvero Caiafa. A sparare non è stato l'agente che si vede nelle immagini, che si protegge dietro l'automobile, ha la linea di tiro ingombrata dalla stessa e da quella posizione non avrebbe potuto colpire il conducente frontalmente, ma il collega, che si trova invece a qualche metro (nelle immagini si vedono appena le gambe e non compare la fiammata sull'arma dell'agente inquadrato). Il 17enne è morto sul colpo. De Tommaso, perquisito, è stato trovato in possesso della refurtiva della rapina (denaro, telefoni cellulari e documenti di una delle vittime). La parte degli spari non è presente nel video diffuso dalla Procura, che riprende soltanto il momento della rapina e l'arrivo degli agenti, mentre gli spari avvengono all'esterno dell'inquadratura.
"Resosi conto che l'arma era priva del tappo rosso e presentava una nitida cavità, – si legge nell'ordinanza – esplodeva colpi d'arma da fuoco con la pistola d'ordinanza facendo quindi rovinare al suolo il motoveicolo. Gli agenti quindi riuscivano a bloccare il De Tommaso, passeggero, il quale da seguito a perquisizione è stato trovato in possesso della refurtiva appena asportata, ovvero un'ingente somma di danaro, dei telefoni cellulari ed un borsello con all'interno la carta di identità di una delle vittime (che venivano subito restituiti ai proprietari), oltre che di un grosso coltello a scatto, mentre il conducente, riverso a terra è deceduto praticamente nell'immediatezza come constatato poco dopo dai sanitari intervenuti".
Convalidato l'arresto per De Tommaso: resta in carcere
Il gip ha confermato l'arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere per il ragazzo per evitare la reiterazione di reati del genere, considerando la sua condotta criminosa "particolarmente allarmante": "puntava l'arma, ha agito in piena notte a bordo di un motoveicolo risultato rubato, è stato trovato in possesso di un coltello e dal cellulare sono state estrapolate foto di armi e somme di denaro, tutti elementi sintomo di una personalità violenta e dedita abitualmente a reati della stessa specie di quello per cui si procede". Nell'ordinanza viene evidenziato che il pericolo di reiterazione deriva dalle
"specifiche modalità e circostanze dell'azione, con particolare riguardo al comportamento violento e la particolare scaltrezza poste in essere dall'indagato, nei confronti delle parti offese, che, in piena notte, minacciava all'interno dell'auto in cui si trovavano con una pistola, inserendo il braccio fin dentro l'abitacolo e reiterando la minaccia con particolare insistenza anche dopo aver già ricevuto già del denaro e dei telefonini".
Nel video della rapina c'è un bagliore: potrebbe essere uno sparo
Nel video diffuso dalla Procura di Napoli c'è un particolare che potrebbe rivelarsi fondamentale nella ricostruzione della dinamica. Un singolo frame, che appare subito dopo l'arrivo della pattuglia dei Falchi. L'orario della telecamera indica le 4:26:27, le 4 del mattino, 26 minuti e 27 secondi quando nella fiancata destra della Mercedes, a sinistra dello schermo, compare un bagliore. Non è il riflesso di un faro in lontananza e nemmeno quello dello scooter dei rapinatori: dura un attimo, come un lampo. E potrebbe essere stato causato dalla pistola di Ciro De Tommaso, quella che fino a pochi secondi prima era puntata nell'abitacolo per minacciare le vittime e successivamente contro i poliziotti.
L'arma in questione è una pistola scenica, una replica: riproduzioni fedeli e indistinguibili da quelle vere, con la canna ostruita e quindi incapaci di sparare un colpo. Emettono però una fiammata, che viene espulsa da una fessura laterale o superiore, e potrebbe essere proprio questa ad essere stata ripresa nel video.