Omicidio Antonio Natale, a Caivano nasce in chiesa il comitato per combattere la camorra
A Caivano un comitato per combattere la camorra. "È nato nella parrocchia del Parco Verde dopo la morte di Antonio Natale – racconta a Fanpage.it il prete anti-camorra don Maurizio Patriciello – Ed è bello che sia nato proprio qui, con quel tabernacolo colorato che fa da sfondo a questo gruppo di persone di buona volontà, ma anche persone serie delle istituzioni". Un comitato per combattere contro la criminalità organizzata che da sempre attanaglia e trascina verso il basso alcune zone della provincia di Napoli. È questa l'idea alla base del "Comitato di liberazione contro la camorra – Area Nord di Napoli" fondato nella chiesa di San Paolo Apostolo a Caivano, guidata dal parroco don Maurizio Patriciello. Il comitato è stato costituito in seguito a drammatici episodi di cronaca che si sono verificati in quest'area ed è stato fortemente voluto dal parroco di Caivano e da Sandro Ruotolo, giornalista e senatore del Gruppo Misto. Ne fanno parte numerosi professionisti e associazioni schierati da tempo contro ogni tipo di criminalità organizzata.
Uno dei recenti avvenimenti che ha maggiormente sconvolto la comunità locale e che ha spinto don Patriciello e Ruotolo a «fare un passo in più», come affermato dal parroco di Caivano a Fanpage.it, è stata la morte di Antonio Natale, un ragazzo di 22 anni del Parco Verde. Il 22enne era misteriosamente scomparso lo scorso 4 ottobre. Numerosi gli appelli lanciati dalla famiglia fino al tragico epilogo: dopo due settimane è stato rinvenuto il cadavere del ragazzo nelle campagne di Caivano.
Don Patriciello, perché nasce il comitato?
È nato nella parrocchia del Parco Verde (a Caivano, ndr) in seguito ai recenti fatti che ci sono stati. Anzitutto, la stesa dell’8 luglio, quando un gruppo di ragazzi, armati kalashnikov a bordo di più di 10 motociclette, iniziarono a sparare all’impazzata. In seguito c’è stato l’incontro con l'ex prefetto di Napoli Marco Valentini nella scuola media del Parco Verde. Ci aspettavamo una risposta alla stesa dell’8 luglio. Il 4 ottobre Antonio Natale è scomparso.
Dopo 14 giorni di attesa spasmodica, con il grido della mamma che rimarrà sempre nelle nostre orecchie e nelle nostre anime, la sera del 18 ottobre Antonio è stato trovato cadavere tra le campagne di Afragola, Acerra e Caivano. Tra le altre persone che mi hanno fatto visita per portare la loro solidarietà, è arrivato anche Sandro Ruotolo e con lui abbiamo detto bisogna fare un passo in più. Il comitato è stato costituito per questo motivo ed è bello sia nato proprio in chiesa, con quel tabernacolo colorato che fa da sfondo a questo gruppo di persone di buona volontà, ma anche persone serie delle istituzioni.
Come hanno accolto i cittadini questa iniziativa?
Abbiamo avuto migliaia di adesioni anche morali e di attestati di simpatia e di incoraggiamento. Le persone di buona volontà hanno accolto con entusiasmo, perché l’unica cosa da non fare è stare in silenzio. Logicamente anche i delinquenti ci guardano, a loro non fa piacere, soprattutto il fatto che la parrocchia sia al centro di un evento mediatico che attira giornalisti e telecamere. Di recente davanti alle telecamere delle Rai, mentre rilasciavo un’intervista, una signora alle mie spalle mi ha aggredito dicendomi «Tu hai rovinato il Parco Verde. Tutto quello che fai, lo fai perché ti fanno i soldi». I carabinieri hanno acquisito il filmato e io ho sporto regolare denuncia. Lei è una donna molto conosciuta alle Forze dell’ordine così come la sua famiglia.
Qualche giorno fa, lei e Sandro Ruotolo avete deciso di recarvi al Roxy Bar di Arzano, dove il 24 novembre è avvenuta una sparatoria.
All’indomani di questa nuova nascita del comitato, c’è stata questo orribile attentato al bar di Arzano e abbiamo sentito proprio il dovere di stringere la mano ad Armando (il proprietario, ndr). Siamo diventati suoi amici. È ancora terrorizzato da quanto accaduto a pochi centimetri da lui. Lui stava facendo il caffè dietro il bancone, si è gettato con sua moglie. Ho visto le foto del bar dopo: era veramente un mattatoio.
Come ha risposto Arzano alla vostra presenza?
È stato molto bello: le persone che erano presenti hanno voluto addirittura scattare qualche foto insieme. È stato un momento di solidarietà. Però poi diciamo che il grosso del paese non se n’è accorto perché il bar è in periferia. La sindaca (Cinzia Aruta, ndr) è stata molto cara, anche lei è stata molto rincuorata dalla nostra presenza. Io ci sono tornata già una seconda volta con un amico a prendere il caffè.
So che ieri è andato anche Enrico Scandone, generale provinciale dei carabinieri. Il nostro era per esprimere vicinanza al proprietario e dire: «Noi stiamo qua, quello che succede a te, succede a noi». Anche questi piccoli gesti sono importanti. Tutto quello che è piccolo può diventare grande nel bene e nel male. Un atto di bullismo oggi può diventare un atto di prepotenza domani e poi un femminicidio. Un atto di solidarietà e di amicizia può diventare qualcosa di più importante domani anche per la società.