Oggi i funerali di Tullio e Giuseppe, uccisi a Ercolano. La moglie di Palumbo: “Chiedo perdono”
Alle 15.30 di oggi, nella chiesa di San Ciro a Portici (Ercolano), i funerali di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due giovani uccisi ad Ercolano nella notte tra il 28 e il 29 ottobre da Vincenzo Palumbo. Rito funebre officiato dall'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia; il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, ha proclamato il lutto cittadino.
Il 53enne ha detto di avere sparato perché convinto che in quell'automobile, che si era fermata nei pressi della sua abitazione, in via Marsiglia, ci fossero dei ladri, nonostante sia poi risultato che i due ragazzi non fossero mai scesi dal veicolo né avessero fatto qualcosa che potesse far ritenere che rappresentassero un pericolo.
La moglie di Palumbo: "Chiedo perdono alle famiglie di Tullio e Giuseppe"
Ieri, per la prima volta, la moglie del camionista 53enne ha rotto il silenzio. Maria Rosaria, anche lei nell'abitazione al momento della tragedia, ha chiesto perdono alle famiglie di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella. "Mio marito deve pagare con la giustizia, perché ha tolto due figli alle mamme – ha detto – e io che sono una mamma posso capire cosa può significare. Vincenzo è un uomo tranquillo, non è mai stato violento, e non è verro che aveva litigato con delle persone, lui non c'era mai a casa per lavoro". Ieri nell'abitazione di via Marsiglia era andato don Marco Ricci, sacerdote della chiesa del Sacro Cuore di Gesù.
Gli avvocati di Palumbo: "È sotto choc"
Palumbo, che attualmente si trova in carcere con l'accusa di duplice omicidio volontario, secondo gli avvocati Francesco Pepe e Fioravante De Rosa "è ancora sotto choc". Quella notte l'uomo aveva chiamato i carabinieri 26 minuti dopo avere aperto il fuoco contro la Fiat Panda e aveva detto di avere sparato a due ladri, aggiungendo che i criminali erano scappati nelle campagne.
I successivi accertamenti hanno però evidenziato diverse incongruenze. Innanzitutto il numero di proiettili: non quattro o cinque, come inizialmente detto dall'uomo, ma ben 11, ovvero l'intero caricatore della Beretta calibro 40 da lui regolarmente detenuta. Poi quello che è successo dopo gli spari, esplosi dal balcone. Il camionista ha fornito due versioni diverse su quella notte. Nell'immediatezza, quando sono arrivati i carabinieri, ha detto di avere sparato verso le campagne, e che i ladri (o, almeno, quelli che riteneva fossero tali) erano scappati a piedi nei terreni adiacenti. I militari, però, si erano avvicinati all'automobile e avevano scoperto i due cadaveri all'interno.
La morte di Tullio e Giuseppe ripresa in un video
In un video registrato dalle telecamere di sorveglianza di un vicino di casa si vede che i colpi sono stati esplosi tra le 00:25 e le 00:28, che dieci minuti dopo, alle 00:38, l'uomo è uscito in strada e si è avvicinato all'automobile. La chiamata al 112 è partita alle 00:54, quindi dopo altri 16 minuti (in totale 26 dagli spari). Durante l'interrogatorio Palumbo ha spiegato di aver visto i corpi nell'abitacolo e di aver sentito i loro lamenti e a quel punto, non sapendo cosa fare, di essere tornato in casa e di avere chiamato i carabinieri.
Non trova riscontro, infine, la versione di Palumbo nel punto in cui parla dell'irruzione in corso e che lo avrebbe spinto a sparare: il 53enne ha raccontato di essere stato svegliato dall'antifurto perimetrale e di avere visto un ragazzo all'interno del suo cortile, oltre il cancelletto, e di averlo messo in fuga con le urla, per poi sparare. Dagli accertamenti non risulta però che l'antifurto fosse scattato e non ci sono prove che i due ragazzi stessero tentando di entrare in casa; i due, incensurati e con nessun legame con la criminalità, non erano travisati e nella Panda non sono stati trovati arnesi da scasso o altri elementi tali da ritenere che stessero per compiere un furto.