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Disastro ospedali a Napoli: il racconto del pellegrinaggio per un intervento al volto ad un ragazzino di 15 anni

Ospedale Pellegrini, Cardarelli, Cotugno, Vecchio Policlinico: un mese fra attese, tamponi, consulti ed esami per una frattura. Protagonista un 15enne. La madre racconta a Fanpage.it la storia emblematica del disastro sanità Campania.
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Immagine di repertorio
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Simone (il nome è di fantasia), 15 anni, ora sta meglio, è in ripresa, si sottopone a controlli settimanali dopo l'intervento e presto riprenderà a giocare al calcio. «Ma ce la siamo vista brutta» racconta a Fanpage.it la madre, Raffaella: «Sono quelle situazioni in cui non vorresti mai trovarti e soprattutto non vorresti mai far trovare tuo figlio».

La storia del ragazzino inizia il giorno di San Giuseppe: 19 marzo 2022. Simone è un bravo portiere di calcio. Durante una partita ha uno scontro di gioco in area, cade a terra dolorante: ginocchiata. Torna a casa: terapia del ghiaccio, sopracciglio gonfio. Sembrava finita lì. Invece è la porta del purgatorio (che a volte diventa inferno) degli ospedali napoletani.

Mio figlio si sveglia con la faccia totalmente traumatizzata. Andiamo all'ospedale Vecchio Pellegrini dove c'è una buona Oculistica. La Tac dice che l'occhio non è compromesso ma c'è una frattura al seno mascellare e alla parete orbitale. Bisogna andare subito al Cardarelli alla Maxillo Facciale, ci dicono. Usciamo da lì e saliamo alla zona Collinare.

Il Pronto Soccorso dell'ospedale Cardarelli a marzo è saturo esattamente come lo è oggi. Barelle ovunque, reparto Obi (osservazione breve intensiva) che pare l'astanteria d'una città bombardata.

Entriamo alle ore 10 con codice giallo.  Ci fanno tamponi Covid d'ingresso, io posso accompagnare mio figlio che è minorenne. Aspettiamo fino alle 14, le due del pomeriggio.  Ci sono centinaia di persone, vige il caos. Il responso? È domenica, il chirurgo maxillo-facciale non c'è. Dobbiamo tornare domani.

È il 20 marzo. Madre e figlio arrivano di buon mattino, alle 7.30, nella speranza di trovare risposta e conforto a preoccupazione e dolori fisici. Niente da fare:

Torniamo al Cardarelli, di nuovo tamponi.  Mio figlio aveva un versamento dalla narice  e dolore ad ogni tampone. Aspettiamo alle 11.30 dopodiché ci danno un numero e ci mandano al Padiglione Palermo per il consulto maxillo-facciale. Aspettiamo 25 persone in fila. Sono le ore 14 ed è il turno di mio figlio. Il medico dice che l'operazione è necessaria entro 10-12 giorni altrimenti si compromette la parete orbitale. È un intervento con placche e viti di titanio e degenza di 48.

L'iter pubblico non sappiamo bene che tempi abbia ma sono lunghi. L'intramoenia (ovvero una prestazione a pagamento erogata al di fuori del normale orario di lavoro dai medici nelle strutture ambulatoriali e diagnostiche dell'ospedale ndr.) si fa nel giro di un 24 ore e costa 15-20mila euro.

Racconta Raffaella a Fanpage.it che in reparto ci sono persone da tutta la Campania e perfino dalla Calabria. La donna sceglie per il figlio l'iter pubblico: non ha 20mila euro per l'intervento.

Ci rifanno il tampone e purtroppo mio mio figlio risulta positivo al Covid, ci buttano in una stanza isolata e ci dicono che il ragazzo essendo paziente Covid ha perso ogni priorità per l'intervento.  Lui fortunatamente è asintomatico. E per la frattura niente di niente. Ci dicono: o lo mandano nel padiglione Covid oppure dimissioni e torna a casa. Intanto rifacciamo il tampone. Lui positivo e io negativa, dell'intervento nemmeno a parlarne.

Ad un certo punto, la svolta, fuori dal Cardarelli. Una impegnativa del medico di base per un altro ospedale, il Vecchio Policlinico al centro storico. Prima di ciò il ragazzo viene condotto al Cotugno per un altro tampone che risulta negativo:

È il 12 aprile 2022, è passato quasi un mese dalla frattura: mio figlio viene operato al Policlinico Vecchio. Nessuna cicatrice né placca né viti. È un intervento innovativo, in anestesia totale. Non paghiamo un euro, altro che 20mila euro in Intramoenia al Cardarelli. Mio figlio aveva me ma penso ai tanti anziani che non hanno nessuno al loro fianco durante un momento difficile per la salute. E mi chiedo: come è stato consentito tutto ciò? Chi ha causato questo disastro?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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