Novantenne grave dopo una spinta a Napoli, condizioni stazionarie. Il figlio: “Papà è forte”
Stazionario nelle gravità e la prognosi resta delicata da definire. È una frase che chi frequenta gli ospedali ha imparato a conoscere. La apprende Fanpage.it da fonti qualificate e descrive una situazione che non lascia spazio a fraintendimenti, anche se le speranze restano sempre accese. Vincenzo Fiorillo, 90 anni, non è solo l'uomo che circa 60 anni fa ha aperto il bar omonimo a piazza Bellini, a Napoli. È un decano di uno dei punti di ritrovo della movida cittadina.
In questo momento è ricoverato al Cardarelli e in giornata dovrebbe essere sottoposto a tac. Solo allora si potrà capire se sarà il caso di ridurre lo stato di coma farmacologico a cui è sottoposto ora. Il primo maggio, mentre era sull'uscio del suo bar, oggi gestito dalla figlia, un 25enne senza fissa dimora l'ha spinto senza nessun motivo apparente, facendolo cadere sui tavoli all'esterno dell'esercizio commerciale. Un video che lascia poco spazio a fraintendimenti e che Fanpage.it ha visionato la sera del tragico evento.
L'anziano cadendo ha riportato una emorragia cerebrale ed è successivamente stato operato d'urgenza per tentare di ridurre l'ematoma. Nella stanza dell'uomo si alternano i figli che ripetono sempre la stessa cosa: "Papà è forte". Uno di loro, Gianni, la sera stessa del primo maggio aveva spiegato a Fanpage.it che quelle immagini lo avevano colpito profondamente. Al momento della spinta non era presente, ma dalle telecamere ha potuto rivivere tutto, prima di consegnarne il contenuto agli investigatori per le indagini. Sono giorni difficili per la famiglia Fiorillo, che però non perde le speranze. Ma chiede anche maggiore sicurezza, come avveniva con un'auto delle forze dell'ordine in piazza prima della pandemia, aveva sottolineato il figlio Gianni.
Nel frattempo l'uomo che è ritenuto essere lo stesso che ha spinto l'anziano si è appreso che soffre di gravi disturbi mentali, come spiegato dall'assessore alle Politiche Sociali, Luca Trapanese. "Era seguito dai servizi sociali comunali, ma rifiutava l'assistenza. Non è mai stato preso in carico. Le unità di strada hanno provato ad avvicinarlo diverse volte con gravi difficoltà. Si riparava spesso in un condominio vicino, per sfuggire all'assistenza".
Una storia che ha profondamente scosso il centro storico cittadino e che ha riaperto questioni mai sopite, come quella della sicurezza nei luoghi della movida, ma anche il diritto di vivere in quegli stessi luoghi con dignità, senza lasciare nessuno indietro.