“Nostro figlio rifiutava le cure, chiediamo perdono alla famiglia di Santo Romano”: la lettera dei genitori del 17enne
In due pagine, scritte in stampatello, il padre e la madre del minorenne reo confesso dell'omicidio di Santo Romano si rivolgono alla famiglia della vittima, chiedendo perdono e parlando delle problematiche del figlio e dei tentativi, inutili, di tenerlo sotto controllo e di fargli seguire le terapie che gli erano state prescritte (l'avvocato Luca Raviele ha reso noto nei giorni scorsi che una perizia attesta che il ragazzo soffre di problemi psichiatrici).
Il testo della lettera dei genitori del 17enne
"Vi chiediamo scusa, perdono, per ciò che ha fatto nostro figlio – si legge nella lettera – per il dolore terribile che vi è stato inflitto, la tragedia che state vivendo perché perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita. Nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra, noi siamo una famiglia umile".
"Siamo una famiglia normale come tante – proseguono i genitori del ragazzo – mio figlio è sempre stato curato e seguito, da piccolo dalla neuropsichiatra infantile, due anni fa diventò ingestibile e subito presi provvedimenti con i servizi sociali. Rifiutava medicinali e visite. Noi siamo una famiglia sconvolta e distrutta insieme alla vostra, chiediamo perdono da parte di nostro figlio".
L'omicidio a San Sebastiano al Vesuvio
Il 17enne era stato scarcerato da Nisida a maggio, aveva scontato quattro mesi nell'ipm per resistenza a pubblico ufficiale e reati di droga; originario di Barra, compare in una foto insieme a Francesco Pio Valda, sotto processo per l'assassinio di Francesco Pio Maimone, ucciso da una pallottola agli chalet di Mergellina, e ad Emmanuel Aprea, figlio del boss Gennaro.
La notte del 24 ottobre ha sparato contro Romano e un amico di quest'ultimo: il 19enne è stato ucciso da una pallottola al petto, l'altro è stato ferito al gomito. Sulla dinamica ci sono due versioni differenti: gli amici della vittima hanno raccontato di colpi di pistola esplosi dopo una lite, mentre l'indagato ha detto di essere stato accerchiato e aggredito mentre si allontanava. Tutto sarebbe partito da un litigio per un pestone involontario su una scarpa.