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“Mio nonno, bersagliere nel 43 durante la guerra, salvato da una famiglia di Siena. Cerco i nipoti per ringraziarli”

Nunzia Cecere sta cercando la famiglia della contrada dell’Oca a Siena che, durante la seconda guerra mondiale, accolse suo nonno Andrea, bersagliere di Caserta.
A cura di Federica Grieco
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In foto Andrea Cecere e la Croce al Merito di Guerra ricevuta postuma nel 1962.
In foto Andrea Cecere e la Croce al Merito di Guerra ricevuta postuma nel 1962.

È l'8 settembre 1943 e Pietro Badoglio, allora capo del governo, legge il proclama con cui veniva annunciato al Paese l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati. Andrea Cecere, 23enne di Piana di Monte Verna, in provincia di Caserta, è un bersagliere il cui battaglione ha sede a Siena.

Con ancora indosso la sua divisa, Andrea teme di essere ucciso dai tedeschi, ma, per fortuna, trova riparo presso l'abitazione di una famiglia della contrada dell'Oca, una delle diciassette suddivisioni storiche della città senese. A distanza di oltre settant'anni, Nunzia Maria Rita Cecere, nipote di Andrea, che oggi ha 42 anni e vive lì dove il nonno è nato, sta cercando la famiglia che accolse suo nonno. «Non ho mai conosciuto mio nonno – racconta Nunzia a Fanpage.it – perché è morto nel 1960. Però siamo cresciuti con il suo mito. Se ci sono i nipoti di questa famiglia mi contattino. Il mio scopo è quello di un ringraziamento postumo a chi ha salvato la vita di mio nonno».

Andrea andò in Russia e sul fronte greco-albanese

Il desiderio di trovare i discendenti della famiglia che accolse il nonno, di fatto salvandogli la vita, è nato dai tanti racconti che il papà di Nunzia, Aldo, e le sue due sorelle minori, Filomena e Francesca, hanno fatto negli anni. «Mio padre è morto lo scorso anno, a 71 anni, e questa mia voglia di trovare la famiglia che accolse il nonno è nata perché sento di doverlo a mio padre». Nunzia è riuscita a ricostruire alcuni degli elementi che si stanno rivelando molto utili nella ricerca di questa famiglia della contrada dell'Oca.

«Tutto quello che ho deriva dai racconti fatti da mio padre e dalle sue sorelle, che all'epoca erano molto piccoli: la figlia minore di mio nonno aveva appena cinque anni quando lui morì. Inoltre, mio nonno era da poco uscito dall'esperienza traumatica della guerra quando tornò a casa, quindi spiegato ai figli solo ciò che riusciva a raccontare». Andrea ha ricordato con piacere ai suoi tre figli la permanenza trascorsa a Siena, che arrivava dopo anni di traumi causati dalla guerra. «Andò – racconta Nunzia a Fanpage.it – prima sul fronte greco-albanese , dove subì un congelamento. Successivamente fu rimpatriato a Siena, dopodiché mandato in Russia. Rientrato dalla Russia, fu mobilitato nel Centro Italia».

Fu accolto da una famiglia della contrada dell'Oca

Con la firma dell'armistizio dell'8 settembre del 1943 saltarono completamente gli schemi. «Lui rimase a Siena, perché non poteva rientrare con la divisa militare a Caserta, altrimenti sarebbe stato ucciso. Fortunatamente fu accolto da questa famiglia della contrada dell'Oca». Lo tenevano nascosto in casa e, infatti, le zie di Nunzia ricordano che Andrea raccontò che il capofamiglia, che si chiamava Aldo, aveva più volte detto a figli di non dire a nessuno della presenza del soldato. «Altro elemento che abbiamo è che in quella casa c'erano dei ragazzini, figli del capofamiglia, e tra questi c'era una bambina, più o meno doveva avere 10 anni all'epoca».

Il nonno di Nunzia fu sfamato e gli furono dati degli abiti civili: a quel punto intraprese il viaggio, «anche piuttosto rocambolesco», verso casa. Andrea decise di chiamare il suo primo figlio, il padre di Nunzia, Aldo, proprio come l'uomo che decise di accoglierlo in casa senza chiedere nulla in cambio. «Forse senza questo Aldo mio nonno non sarebbe vissuto. Non lo conoscevano eppure lo accolsero in casa: fu un atto di misericordia e umanità infinito».

Nunzia ha deciso di pubblicare un appello sul gruppo Facebook "Sei di Siena se…". «Non pensavo di poter avere tanta risposta e solidarietà. Sono stata contattata dal cancelliere e archivista dell'Oca e, insieme alla sedia elettiva, stanno seguendo delle ricerche. Inoltre, grazie alla testimonianza di una signora, abbiamo circoscritto le famiglie che risiedevano all'epoca in questa contrada e che avevano come capofamiglia un Aldo». Le ricerche ora si stanno concentrato su quattro famiglie in particolare: «I protagonisti di questa vicenda sono tutti morti. I figli dovrebbero avere tra gli 80 e i 90 anni. Spero che qualche nipote abbia sentito questa storia».

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