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“Non voglio diventare come te”: storia di Vittorio, figlio di un camorrista, suicida a 13 anni

Il 10 aprile 2009, Venerdì Santo, un 13enne si suicida nel Napoletano. L’addio al padre camorrista: “Non voglio diventare come te”.
A cura di Nico Falco
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Il 10 aprile 2009 il corpo senza vita di Vittorio Maglione viene trovato nella sua abitazione di Villaricca, in provincia di Napoli. È il Venerdì Santo, due giorni prima di Pasqua, nel paese c'è la Via Crucis e la processione di lì a poco sarebbe passata proprio davanti a quella casa. Il ragazzino, 13 anni ancora da compiere, si è impiccato. È una tragedia, la notizia fa rapidamente il giro del paese, anche il percorso della Via Crucis viene cambiato all'ultimo. I funerali, il giorno di Pasqua, nella chiesa della Madonna dell'Arco.

Il ragazzino era benvoluto da tutti, chi lo conosceva ne ricorda la passione per la vicenda di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra a cui era intitolata la scuola che frequentava. E che, soprattutto, non voleva seguire le orme del padre: lui era diverso.

Figlio del camorrista si suicida a 13 anni: "Non voglio diventare come te"

Quando arrivano i carabinieri di Giugliano il computer è ancora acceso. Sullo schermo c'è aperto Msn Messenger, il programma di messaggistica instantanea a quell'epoca in voga, soprattutto tra i giovanissimi. È tramite quell'applicazione, scopriranno poi gli investigatori, che Vittorio aveva annunciato ai suoi amici la volontà di farla finita. Era stanco, aveva detto, non ce la faceva più. Sotto il suo addio, una sfilza di messaggi dai vari amici virtuali che, seppur increduli, avevano tentato di dissuaderlo.  Ai genitori, invece, Vittorio aveva lasciato una lettera. Un ultimo saluto, un bacio ma anche parole di rancore verso il padre, e una frase che potrebbe essere la chiave di quel suicidio inspiegabile: "Non voglio diventare come te".

Il ragazzino era il figlio di Francesco Maglione, ritenuto dagli inquirenti ras del cartello dei Casalesi, collegato alla fazione di Francesco Bidognetti, Cicciotto ‘e Mezzanotte. L'uomo in galera ci era finito già da giovane, per una accusa di omicidio (da cui fu assolto per insufficienza di prove), ma negli anni era diventato un elemento di spicco del clan Ferrara, legato anche al clan Mallardo.

Forse il 13enne era troppo piccolo per capire appieno quelle dinamiche, ma abbastanza grande per averle vissute sulla propria pelle: il fratello, Sebastiano, era stato ucciso quattro anni prima, nel 2005, verosimilmente come punizione per la tentata di uno scooter. E forse Vittorio incolpava il padre della cattiva strada intrapresa dal fratello. Negli anni a venire, Francesco Maglione sarebbe stato arrestato altre volte, così come la zia e la cugina, e anche l'altro fratello sarebbe finito in carcere.

Il fratello di Vittorio ammazzato per punizione per una rapina

Quattro anni prima del suicidio viene ucciso Sebastiano Maglione, figlio di Francesco e fratello di Vittorio. Il 10 marzo 2005 il ragazzo, 14 anni, viene ammazzato a Mugnano con un colpo di pistola alla testa. Le indagini svelano che è stato aggredito da un branco di giovanissimi, tra cui diversi minorenni. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti avrebbero inseguito lui e un altro ragazzo, entrambi in sella allo stesso scooter, e quando i due sarebbero caduti uno del gruppo si sarebbe avvicinato e avrebbe fatto fuoco da distanza ravvicinata.

Durante l'inseguimento sarebbero stati esplosi almeno altri due colpi, non andati a segno. Quella spedizione sarebbe stata la ritorsione ad un tentativo di rapina da parte di uno o di entrambi i ragazzi. Il 15 marzo i poliziotti arrestano cinque persone (tra cui 3 minorenni), altre due si costituiscono qualche giorno dopo.

Il fratello gemello di Vittorio, Carmelo Maglione, viene arrestato per tentato omicidio dai carabinieri di Varcaturo il 14 febbraio 2019; il 21enne è ritenuto responsabile di avere tentato di uccidere, il 10 febbraio precedente, a Varcaturo, Gaetano Soriano, pregiudicato quarantenne di Acerra, sparandogli contro quattro colpi di pistola (tutti andati a segno nel veicolo) mentre era in fuga in auto.

L'ultimo arresto di Francesco Maglione risale al 19 ottobre 2020. In quella circostanza finiscono in manette con lui altre 4 persone, anche loro ritenute collegate al clan Ferrara-Cacciapuoti, accusate di estorsione ed usura aggravata dall'agevolazione mafiosa. Le indagini erano partite dal suicidio dell'imprenditore Giuseppe Giuliani: l'uomo, vittima del racket, avrebbe chiesto prestiti ad usura a persone indicate dallo stesso clan che lo taglieggiava e si sarebbe ucciso perché sommerso dai debiti.

Nel maggio 2021 finiscono in manette due donne di Villaricca, mamma e figlia, sorella e nipote di Maglione, anche loro accusate di usura ed estorsione, oltre che di violenza privata: secondo le indagini taglieggiavano un imprenditore locale, costringendolo a ripagare il prestito con tassi usurari e a consegnare anche grossi quantitativi di beni alimentari gratuitamente. Le due donne, hanno ricostruito gli inquirenti, minacciavano la vittima ricordandogli proprio la vicenda di Giuliani, morto suicida per non essere riuscito a ripagare il debito. Destinatario del provvedimento è anche Francesco Maglione, che però è morto il sabato precedente, mentre era agli arresti domiciliari; il Questore di Napoli ha vietato i funerali pubblici.

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