
Non è vero che tutte le persone nei centri vaccinali di Napoli rifiutano a prescindere AstraZeneca. Ho potuto assistere di persona ad un flusso lento ma tranquillo di centinaia di vaccinandi, quasi tutti ultrasettantenni ma anche molti giovani, incolonnati sotto al vento della Stazione Marittima di Napoli per ricevere il vaccino anti-Covid sul quale si è tanto polemizzato e si continua a polemizzare per le possibili reazioni avverse (trombosi) e per l'incidenza e la possibilità che le stesse colpiscano un segmento definito della popolazione (donne con età inferiore a 55 anni).
Le persone, semplicemente, ad un certo punto del percorso che le porterà all'iniezione, devono affrontare la compilazione della cosiddetta «Scheda Anamnestica». Andrebbe compilata – così c'è scritto – «a cura del vaccinando» ma è «da riesaminare insieme ai Professionisti sanitari addetti alla vaccinazione».
Primo punto: non è detto che una persona anziana sappia esattamente cosa scrivere su una scheda medica. Che ricordi tutti i suoi farmaci e la sua esatta patologia. Patologie non "fragili" ma complesse, respiratorie, cardiache, croniche, farmaci a bizzeffe. Prima di parlare sapete qual è la vita di un settantenne medio?

Punto secondo: il vaccinando ha il diritto di prendersi il suo tempo per discutere con «i professionisti sanitari» la sua vaccinazione. I medici di famiglia si sono guardati bene dal parlare con tutti i loro pazienti. Al massimo (e non sempre) ascoltano i fragili e i malati perché hanno (avrebbero) il dovere di inserirli in piattaforma (e nemmeno tutti lo fanno, molti sono vergognosamente disertori).
Se una persona deve firmare un «consenso informato» ha il diritto di sapere cosa firma. È una buffonata chiedere «la catena di montaggio»: manca a monte l'informazione istituzionale sul vaccino AstraZeneca. È una buffonata ricordare i "bei tempi del vaccino del colera", quando si sparava la dose sul braccio e via: nella società dell'informazione sempre e ovunque, nel 2021, dobbiamo rimpiangere l'ignoranza sui fatti degli anni che furono?
Dunque l'ingegnere piazzato a capo dell'Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, non scarichi le colpe sui poveri utenti: la paura è figlia della disinformazione. E se una istituzione pubblica non comunica ha fallito.
