“Non fidatevi degli skipper”, parla il marito di Adrienne Vaughan a un anno dall’incidente
A un anno dalla morte di Adrienne Vaughan, la turista americana di 44 anni uccisa dalle eliche della barca su cui viaggiava con la famiglia lo scorso 3 agosto 2023 in seguito alla collisione col veliero Tortuga, il marito Mike White rivive i tragici momenti dell'incidente chiedendo giustizia, dopo che lo skipper, accusato di omicidio colposo e naufragio, sarebbe risultato positivo ai test tossicologici e alcolemici disposti dagli inquirenti. Di seguito riportiamo le parole del marito:
"Ho perso mia moglie Adrienne il 3 agosto 2023 mentre eravamo in vacanza in Italia, sulla Costiera Amalfitana, con i nostri due figli di 14 e 11 anni. Doveva essere un’esperienza gioiosa, invece si è trasformata in una tragedia senza senso.
La nostra famiglia era a bordo di un Aprea Mare noleggiato per una gita in barca tra Amalfi e Positano. Nel pomeriggio, eravamo al largo della costa di Furore (SA), diretti a Positano; mia moglie Adrienne era sdraiata sul prendisole a prua con nostra figlia a rilassarsi. Improvvisamente e senza preavviso, lo skipper ha aumentato notevolmente la velocità della barca nonostante la presenza di altre imbarcazioni lungo il percorso e, a un certo punto, ha bruscamente virato il natante che si è diretto dritto verso una grande barca a vela che proveniva dalla direzione opposta (il veliero Tortuga ndr). La nostra barca è entrata in collisione violentemente con la barca a vela. Mia moglie e mia figlia sono state sbalzate in mare in acque mosse mentre i motori della barca continuavano a funzionare a causa dell’inerzia dello skipper. Adrienne è stata poi colpita dalle pale dell’elica della barca Aprea, che le hanno causato gravissime ferite traumatiche che l’hanno portata alla morte, nonostante tutti i tentativi di rianimarla.
L’orrore di quel giorno colpirà per sempre me e i nostri figli. Il nostro dolore e il nostro lutto si sono poi trasformati in rabbia quando abbiamo scoperto dai giornali che lo skipper, che si è comportato in modo poco professionale per tutta la durata del viaggio distratto dall’uso ripetuto del suo cellulare, potrebbe aver guidato la barca sotto l’effetto di alcol e droghe. Mentre attendiamo le conclusioni ufficiali dell’indagine della Procura, riteniamo inaccettabile che una società di noleggio barche che organizza escursioni possa consentire al suo skipper di guidare una barca sotto l’effetto di sostanze e alcol e di mettere a rischio delle vite. Spero che la mia famiglia trovi giustizia dalla magistratura italiana per la morte violenta e completamente evitabile di mia moglie. Sono fiducioso che la Giustizia italiana riterrà responsabili lo skipper e l’operatore della nave e renda una giusta sentenza.
Vorrei rivolgere un avvertimento a tutti i turisti che vanno in Costiera Amalfitana: non fidatevi delle aziende che promuovono “barche di lusso” né del team a bordo. Verificate che gli skipper siano impeccabili e che le imbarcazioni siano adeguatamente equipaggiate, ed assicuratevi che non operino in modo sconsiderato, soprattutto in aree soggette ad intenso traffico marittimo."