«Historia magistra vitae» scriveva Cicerone che non aveva un account Facebook né uno smartphone. Ma davvero la storia è maestra di vita, davvero impariamo dagli errori passati cercando di migliorare noi stessi? Per molti aspetti sì ed è su questo che si regge la nostra evoluzione. I ‘però' fioccano.
Quando sventolavamo l'arcobaleno fuori al balcone durante il lockdown da Coronavirus, quando scrivevamo e dicevamo «andrà tutto bene», abbiamo commesso un marchiano errore. Abbiamo messo i desideri al posto delle logiche conseguenze derivanti dalle azioni.
Abbiamo pensato che sarebbe andata bene perché è sempre così che funziona, perché nei film si soffre ma poi si trova la soluzione. Perché – che illusione – gli elementi costanti e gli elementi della storia li decidiamo noi alla bisogna e se non ci piacciono li cambiamo. E se "ogni storia d'amore è una storia di fantasmi", allora possiamo pure ben dire che ogni pandemia è una storia di scienza che trionfa sul male. Beh, non è così.
Quest'estate non è andato tutto bene e non poteva essere altrimenti. I conflitti di competenze, di idee, di obiettivi e di strategie tra Stato, Regioni e Comuni erano come una grande torta multistrato e immangiabile: una base di cioccolato e panna, un secondo livello alle acciughe e una copertura fatta di rane fritte con patate. I viaggi alla base del nuovo picco di contagi? Senza viaggi e turismo avremmo gridato al disastro economico. Le mascherine ovunque e nessun controllo? Abbiamo sentito per mesi gridare alla deriva autoritaria a causa dei troppi divieti e autocertificazioni. Potrei continuare per mezz'ora citando contraddizioni su contraddizioni.
Il Coronavirus è diventato come la nazionale di calcio: ognuno ha i suoi convocati (i virologi da tv) ognuno le sue strategie. In Campania zona baciata dal mare e dal sole potevamo mai illuderci di restare "covid free" con arrivi e partenze? E al tempo stesso possiamo illuderci che a ottobre, quando al Covid si aggiungeranno i malanni di stagione e il riacutizzarsi di bronchiti e polmoniti il sistema sanitario campano, già devastato, fallace e inadatto, non andrà sotto enorme stress?
Siamo sotto elezioni regionali: Vincenzo De Luca parla del Covid e delle strategie con una sicumera inadatta a quello che dovrebbe essere il suo scopo, cioè ‘difendere' i suoi concittadini. Gli avversari fanno propaganda allo stesso modo, poi via via ‘scendendo' nelle amministrazioni, abbiamo sindaci e assessori che hanno inaugurato il contagio di quartiere: ormai il singolo positivo al tampone viene svelato in diretta Facebook. È un disastro e non poteva essere altrimenti, lo avevamo capito già ad aprile quando le dirette dell'ex sindaco di Salerno, ora presidente della Regione Campania, erano uno show degno di un abbonamento stile Netflix.
Siamo diventati un popolo di osservatori dei comportamenti altrui. È nata la ‘Stasi‘ del virus. Siamo pronti ad immortalare ogni comportamento altrui con un video su Instagram ma siamo poco propensi a fare la nostra parte. Dunque niente mascherine quando sarebbe stato necessario, la convinzione maledetta di essere sempre più furbi degli altri, poca voglia di restare a casa o di limitare col buon senso gli spostamenti e ancor meno voglia di giustificare questa smania di andare a sbattere davanti al rischio contagio (in discoteca, in mezzo a certe piazze, in certe assurde tavolate).
Gli scienziati hanno detto che il virus, dopo aver fatto lo spillover, il salto di specie da animali a uomini, è cambiato ancora. Noi no, siamo rimasti uguali: altro che resilienza, abbiamo reagito come il granito incassando le botte con forza e poi restando immobili, fissi, senza cambiar niente delle cose davvero importanti. No, decisamente quest'estate non è andato tutto bene. E non siamo migliori di prima. Purtroppo.