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Neonato ustionato, il 118: “Il padre si era spacciato per medico e ha rifiutato ricovero”

I carabinieri hanno acquisito le schede del 118 per ricostruire la dinamica dei soccorsi per la vicenda del neonato di Portici (Napoli) ricoverato per ustioni chimiche. Una prima ambulanza era arrivata il giorno del parto, ma i genitori avevano rifiutato il ricovero. Il 16 marzo, giorno del secondo intervento, il bimbo presentava ustioni su tutto il corpo.
A cura di Nico Falco
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I genitori di Vincenzo, il neonato di Portici (Napoli) attualmente ricoverato in prognosi riservata con ustioni chimiche, avrebbero rifiutato il ricovero per il bimbo e per la madre e l'uomo si sarebbe spacciato per medico e avrebbe detto che avrebbe chiamato un collega per un controllo. Per questo motivo l'equipaggio del 118, che era andato nella casa di via Diaz già una prima volta il giorno del parto, era andato via non dando seguito a quell'intervento. Il particolare emerge dalle indagini sulla vicenda, che resta ancora tutta da chiarire, del neonato che quattro giorni dopo è stato ricoverato e si trova tuttora in Terapia Intensiva Neonatale e ieri è stato sottoposto a una seconda operazione chirurgica. I carabinieri hanno acquisito le schede del 118, stanno indagando anche sulla dinamica dei soccorsi.

"Il 12 marzo ci ha chiamato un uomo da un cellulare, dicendo che la moglie aveva partorito in casa – racconta a Fanpage.it Salvatore Criscuolo, responsabile della centrale operativa 118 dell'Asl Napoli 3 – abbiamo inviato un'ambulanza medicalizzata. Il parto era già avvenuto, il bambino non presentava lesioni e la madre stava bene. Avevamo proposto il ricovero, avevamo anche trovato un posto in Terapia Intensiva Neonatale, ma i genitori hanno rifiutato. Sulla scheda hanno fatto scrivere che non volevano per motivi religiosi. Sembra poi che il marito si sia spacciato per medico del Policlinico e abbia detto che avrebbe pensato lui al controllo".

I genitori, Concetto Bocchetti, 46 anni, e Alessandra Terracciano, 36 anni, sono stati entrambi arrestati, la convalida è attesa per oggi, 19 marzo; lui è stato condotto nel carcere di Poggioreale mentre lei, che era già in cura per disturbi psichiatrici, è piantonata nell'Ospedale del Mare, dove è stata ricoverata nel reparto di Psichiatria. Il 46enne aveva in effetti lavorato al Policlinico Federico II di Napoli, ma come dipendente di una ditta di pulizie esterna. La coppia stava insieme da 6 anni, entrambi avevano avuto altri figli che erano stati però affidati all'altro genitore; altri due figli della coppia, invece, di un anno e mezzo e quattro anni, erano stati tolto loro pochi mesi fa. La stessa sorte sarebbe toccata a Vincenzo, per il quale il 10 marzo era stata sospesa la potestà genitoriale. Proprio nel timore di perdere anche lui, si ipotizza, i due avrebbero cercato di tenere nascosto il parto, non registrando la nascita e rifiutando il ricovero.

"Il 16 marzo hanno richiamato il 118 – prosegue Criscuolo – c'erano anche i carabinieri sul posto quando l'ambulanza è arrivata. Il secondo medico ha trovato la mamma in agitazione ed è stata portata all'Ospedale del Mare. Il bambino era freddo, cianotico, presentava delle lesioni sanguinanti alla cute su tutto il corpo ed è stato subito portato al Santobono. Si deve capire cosa è successo in quei quattro giorni, perché il bimbo all'inizio stava bene, era vitale, non presentava problemi. Noi non conoscevamo i precedenti, non sapevamo che la donna fosse paziente psichiatrica. Il parto in casa è una possibilità consentita dalla legge. Nel momento in cui non ravvisiamo possibili reati e vediamo che madre e figlio stanno bene, non possiamo obbligare al ricovero né avvisare le forze dell'ordine. È una situazione che ci capita spesso, specialmente in caso di immigrati. Noi siamo tenuti soltanto a registrare le nascite al Comune, così come a certificare i decessi, ma non possiamo obbligare al ricovero. I carabinieri fanno bene ad indagare ma resto convinto della correttezza dell'operato dell'equipaggio".

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