Neonata lanciata dalla finestra: perizia psichiatrica sulla mamma della bimba morta

Proseguono le indagini sulla morte della piccola Maria, la neonata trovata senza vita in una aiuola a Roccapiemonte, in provincia di Salerno. L'ipotesi degli inquirenti è che la bambina, appena nata, fosse ancora viva quando è stata lanciata dalla finestra del secondo piano dai genitori, Margherita Galasso e Massimo Tufano. Secondo i suoi legali la donna soffre da tempo di problemi psichiatrici per i quali è già in cura, motivo che ha spinto gli inquirenti a richiedere una perizia. Si prospetta anche il test di paternità per stabilire se la neonata fosse davvero figlia di Massimo Tufano, inizialmente arrestato con la moglie e successivamente scarcerato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
Il corpo era stato trovato la sera del 2 settembre scorso in una aiuola nei pressi di una palazzina; presentava una ferita alla testa e tracce di sangue sul corpo, probabilmente dovute alla caduta. A notare la salma erano stati alcuni condomini, che inizialmente avevano creduto si trattasse di una bambola, salvo poi scoprire l'atroce verità. Le indagini si erano subito concentrate sulla Galasso e su Tufano, gli investigatori avevano appurato che la donna aveva partorito da poche ore e che, questa una delle ipotesi, la bambina poteva essere stata lanciata dalla finestra del bagno. I funerali della bambina si sono svolti il 5 settembre; durante la cerimonia il parroco, don Giuseppe Ferraioli, le ha dato post mortem il nome di "Maria, come la Madonna".
La madre, prima ricoverata in ospedale, su disposizione del gip del tribunale di Nocera Inferiore si trova ora rinchiusa nel carcere di Fuorni, indagata per omicidio volontario aggravato; il provvedimento è stato confermato in sede di convalida. Nelle scorse ore il magistrato ha nominato un perito per effettuare accertamenti psichiatrici sulla donna e stabilire se le sue condizioni sono compatibili con la detenzione in carcere. Il marito ha invece lasciato il carcere per mancanza di gravi indizi di colpevolezza; durante l'interrogatorio avrebbe detto di non sapere che la moglie fosse incinta e avrebbe manifestato dubbi sulla paternità, motivo per cui è stato disposto anche l'esame del Dna sul corpo della neonata.