Nella cella dell’affiliato al clan Mallardo 15 telefoni e droga, il sequestro nel carcere di Avellino
Forse li custodiva credendo che nessuno li avrebbe trovati, forse invece erano appena arrivati e non aveva fatto in tempo a nasconderli o a distribuirli. Fatto sta che erano ancora nella cella quando è scattata la perquisizione della Polizia Penitenziaria: nel mirino un affiliato di spicco al clan Mallardo di Giugliano, detenuto nel carcere di Avellino, trovato in possesso di 10 telefoni cellulari, 5 microcellulari e 30 grammi di "sostanza sospetta, con molta probabilità cocaina".
A diffondere la notizia è Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, che commenta:
Si tratta dell'ennesimo evento critico occorso nella struttura penitenziaria irpina, a dimostrazione che non solo in quel carcere non si scherza ma che vi sono posti costantemente in dubbio sicurezza e legalità, anche nell'interesse della Collettività esterna. Ancora una volta chiediamo a gran voce per Avellino come per tutte le infrastrutture penitenziarie a rischio sul territorio nazionale il rafforzamento di organici e degli strumenti di lavoro e di tutela per il Corpo di Polizia penitenziaria e la riorganizzazione della politica penitenziaria nazionale.
Il detenuto, apprende Fanpage.it da fonti qualificate, risulta legato al clan Mallardo, ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano insieme ai clan Contini e Licciardi. I telefoni cellulari sequestrati erano nuovi, ancora avvolti negli involucri, segno che probabilmente erano appena stati consegnati. I sistemi utilizzati per la consegna restano al vaglio degli investigatori. Escludendo l'ipotesi dell'utilizzo personale per ovvie ragioni, resta in piedi quella secondo cui quei telefoni fossero nelle disponibilità di un gruppo attivo all'interno del carcere che potrebbe avere guadagnato potere anche grazie a questo affare: come emerso da precedenti inchieste, un telefono dietro le sbarre può essere venduto anche a oltre sei volte il prezzo di mercato.