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Nel Parco Verde il sistema camorra vacilla ma tolto lo spaccio resta il degrado

Nel Parco Verde di Caivano le operazioni di polizia stanno sfiancando i clan, ma restano inalterate le condizioni che li hanno portati ad acquistare potere.
A cura di Nico Falco
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I carabinieri nel Parco Verde di Caivano
I carabinieri nel Parco Verde di Caivano

Un muro vero non c'è, ma basta il piccolo marciapiedi a fare da barriera: qui c'è Caivano, lì c'è il Parco Verde. Dove i motivi per entrare sono pochi: chi supera quel cordolo sta tornando a casa o tra quei palazzoni si fermerà pochi minuti. Nessuno che ci passi per caso, ed è per questo che non esiste "contaminazione" con l'ambiente esterno: Caivano è Caivano, il Parco Verde è il Parco Verde. Qui ci sono i caivanesi, lì ci sono i napoletani, arrivati dopo il terremoto del 1980. Entità a sé, che dalla sua nascita è stata lasciata in una sorta di autogestione che l'ha trasformata in quello che è oggi: incubo per i cittadini onesti (che pur ci sono), macchina da soldi formidabile per la camorra.

Il Parco Verde proprietà della camorra

La storia di questo complesso di case popolari, che dal nome farebbe pensare ad un'oasi rigogliosa ma che invece si chiama così per il colore dei palazzi, è la stessa degli altri rioni-dormitorio che la malavita organizzata ha trasformato in fortini di camorra come Scampia, il Rione Traiano, il rione Toiano e i "600 alloggi", il Bronx e il Conocal, con alcuni di questi a contendersi, nel corso degli anni, il record di "piazza di spaccio più importante del centro sud". Miseria, degrado e assenza dello Stato, la ricetta funziona a prescindere da dove si trovi la pentola.

Ed è così che tra quei vialoni di Caivano/non Caivano sono spuntati personaggi dai soprannomi bizzarri come la Terrorista, che gestiva una piazza di spaccio da 100mila euro, e ‘o Marziano, che la stessa somma poteva arrivare a versarla per garantirsi il monopolio della cocaina al clan Sautto-Ciccarelli. Rappresentanti dell'unico sistema riconosciuto e che sapeva anche come attirarsi le simpatie di chi è estraneo a quel mondo: pacchi regalo con generi alimentari distribuiti alle famiglie, pulizia delle strade pagata dalla camorra.

I bambini stuprati al Parco Verde

In questo contesto di degrado sono nate quelle che sono probabilmente le pagine più nere della cronaca italiana: la storia di Fortuna Loffredo, stuprata e lanciata da un palazzo, quello di un anno prima di Antonio Giglio, che morì allo stesso modo. Ultimo caso, di pochi giorni fa, quello delle due cuginette di 12 e 11 anni che hanno denunciato di essere state stuprate da un gruppo di coetanei.

E, poi, la sequela di arresti per abusi su minori, avvenuti nelle palazzine dove molti sanno e nessuno vuol parlare, dove il controllo della camorra, capillare quando si tratta di vendere droga e arginare gli interventi delle forze dell'ordine, in queste occasioni sembra crollare.

E il Parco Verde, in quest'ottica, è la prova di quanto la "onorabilità della camorra" sia un mito: se è vero che non ci sono riscontri di un coinvolgimento della criminalità organizzata in episodi di questo tipo, è anche vero che nemmeno risultano interventi dei clan per evitare che accadano o per punire i responsabili. Suona come un atroce do ut des: finché si può continuare a spacciare, in certe vicende non si entra.

In 8 mesi 160 arresti a Caivano

Fino al luglio 2022 l'area era di competenza della Compagnia di Castello di Cisterna. Poi qualcosa è cambiato: con la riorganizzazione è arrivata la Compagnia di Caivano, "focalizzata" sul territorio: più risorse, più uomini e mezzi, maggiore presenza sul territorio. I numeri raccontano bene la realtà di queste zone: al marzo scorso, dopo otto mesi, i carabinieri hanno segnato la tacchetta dei 160 arrestati. E su questa strada intende proseguire l'Arma, continuando a colpire in determinati "punti di interesse" individuati nelle diverse indagini che si sono sviluppate su quei palazzoni verdi.

Repressione, ma anche collaborazione: come ha raccontato a Fanpage.it il comandante della Compagnia, Antonio Cavallo, l'obiettivo è di entrare in contatto con chi vive in determinati contesti per creare un rapporto, un dialogo, per mostrare che dietro le divise ci sono uomini. Per mostrare, invece, che lo Stato non interviene solo per "scassare", ma anche per costruire, c'è bisogno della politica; quella stessa che, con la vicenda delle due cuginette stuprate, si è accorta – ancora una volta – che esiste il Parco Verde.

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