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Nel carcere manca l’acqua potabile, liberata in anticipo la moglie del boss

Scarcerata in anticipo Emilia Sibillo, moglie del ras Buonerba: tra le motivazioni, la carenza di acqua potabile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
A cura di Nico Falco
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Uno sconto di pena di 160 giorni, oltre a 16 euro di indennizzo, per le condizioni della detenzione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), tra le quali la carenza di acqua potabile. È quanto ha disposto il giudice di sorveglianza per Emilia Sibillo, moglie del ras Giuseppe Buonerba, ritenuto elemento di spicco dell'omonimo clan di camorra del centro di Napoli. In virtù del ricalcolo della pena la donna, che dal 2015 sta scontando una condanna a 8 anni e 6 mesi per associazione camorristica, è ora in attesa di scarcerazione.

Il giudice ha accolto l'istanza dell'avvocato Sergio Simpatico, legale della Sibillo, basata sul rispetto dei diritti umani dietro le sbarre. Il legale aveva chiesto il ricalcolo evidenziando diversi aspetti che, sosteneva, avevano reso le condizioni di detenzione inadeguate anche sotto il profilo igienico sanitario. Tra i punti elencati, quello della rete idrica della struttura: nel carcere di Santa Maria Capua Vetere non esiste un allaccio, quindi l'acqua viene prelevata da due pozzi artesiani e sottoposta a trattamenti per diventare potabile, situazione che la detenuta ha "patito per 1.602 giorni".

Inoltre l'avvocato ha sottolineato che la donna ha fruito di pochissime ore d'aria e che le dimensioni delle celle erano molto ridotte: per ogni detenuto ci sono meno di tre metri quadrati; a questo si aggiunge, come evidenziato nell'istanza del 21 febbraio, anche la situazione di sovraffollamento che sta vivendo il carcere del Casertano. In base al ricalcolo, la Sibillo avrebbe dovuto scontare il carcere per fine pena circa un mese e mezzo fa; ora è in attesa di scarcerazione.

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