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Nel carcere di Secondigliano coltelli e telefonini: “Regolamento di conti tra clan”

Perquisizione nell’Alta Sicurezza del carcere napoletano di Secondigliano; oltre a telefoni, droga e abiti di lusso, trovati anche coltelli “a molletta”.
A cura di Nico Falco
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Potrebbe avere fermato una carneficina la perquisizione della Polizia Penitenziaria nel reparto di Alta Sicurezza del carcere di Secondigliano, a Napoli: oltre a telefonini e abiti di marca, infatti, sono stati rinvenuti anche diversi coltelli, che secondo il Sappe sarebbero stati probabilmente utilizzati per un regolamento di conti tra affiliati a clan rivali o per una rivolta con sequestro del personale.

Le operazioni, cominciate ieri sera nel reparto detentivo Ionio, II sezione, sono cominciate ieri sera e si sono concluse a notte inoltrata. Sotto chiave sono finiti diversi telefoni cellulari, alcuni erano nascosti negli spazi comuni e altri sono stati trovati invece nelle celle dei detenuti. Secondo quanto fa sapere il sindacato, gli apparecchi sequestrati sarebbero almeno una ventina, tra cui smartphone di ultima generazione; sarebbero inoltre stati rinvenuti 6/7 coltelli "a molletta", con lame tra i 13 e i 16 centimetri, dell'hashish e scarpe e giubbini firmati e di valore.

L'aspetto maggiormente preoccupante, riferisce il Sappe, è il ritrovamento delle armi. Si legge in una nota, a firma del segretario regionale Tiziana Guacci:

Si è trattata di una importante, ma anche inquietante, operazione di servizio condotta con grande merito e professionalità dai Baschi Azzurri di Secondigliano, ben coordinati dal Primo Dirigente del Corpo comandante del Reparto. Importante perché ha portato al rinvenimento di molti oggetti non consentiti; inquietante perché, specie il ritrovamento dei molti coltelli, fanno presupporre all'organizzazione o di un regolamento di conti tra detenuti di clan rivali o, peggio, ad un tentativo di rivolta con possibile sequestro di personale.

Luigi Castaldo, segretario regionale CON.SI.PE Campania, sottolineando l'importanza dell'operazione, ricorda la carenza di organico e di risorse che affligge la Polizia Penitenziaria:

La sicurezza è sinonimo di investimento su risorse umane e strutturali, servono in Campania oltre 1000 poliziotti penitenziari per compensare gli attuali carichi di lavoro e serve strumentazione idonea a schermare i penitenziari, tipo jammer, come asserito in più occasioni dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri.

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