Nel 2004 iniziava la faida di Scampia: storia della guerra di camorra che lasciò a terra oltre cento vittime

Il 28 ottobre 2004 l’omicidio che segna l’inizio della Faida di Scampia tra Di Lauro e Scissionisti. Cosa è cambiato nel quartiere che era prima controllato dalla camorra e poi diventato scenario di una delle più sanguinose guerre tra clan.
A cura di Nico Falco
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Il 28 ottobre 2004 vengono uccisi Fulvio Montanino e suo zio Claudio Salierno. Sono entrambi inquadrati nel clan Di Lauro, il periodo è quello degli scontri col nascente cartello degli Scissionisti, capeggiato dagli Amato-Pagano. Nei mesi precedenti ci sono stati già una quindicina di omicidi, ma quell'evento è un punto di svolta, è l'irrimediabile rottura degli equilibri criminali. Perché Montanino non è un dilauriano qualunque, non è un soldato e nemmeno un "ufficiale": è l'uomo di fiducia di Cosimo Di Lauro, il figlio di "Ciruzzo il Milionario" che, dopo aver preso le redini del clan, ha disintegrato gli ingranaggi di quella macchina perfetta con cui per anni Scampia e Secondigliano erano state il principale crocevia del narcotraffico, dove le montagne di denaro della vendita di droga rendevano ricchi tutti, protagonisti, attori e semplici comparse.

Colpire Montanino significa colpire Cosimo Di Lauro. Ovvero, colpire al cuore il vecchio clan, quello da cui la scissione era già cominciata. E far partire la guerra aperta. Quella che nei mesi a seguire porterà a numeri da emergenza nazionale: una settantina di omicidi, vendette trasversali comprese, e una quantità enorme di ferimenti, senza contare gli agguati avvenuti dopo e comunque riconducibili a questo contesto.

La guerra tra clan e la sfida allo Stato

Per Scampia e Secondigliano principalmente, ma anche nei comuni limitrofi che erano diventati i fortini del clan Scissionisti, il duplice omicidio è l'inizio del periodo del terrore. E ci sono anche quattro vittime innocenti: Dario Scherillo e Attilio Romanò, uccisi per uno scambio di persona, Antonio Landieri, colpito a morte per errore durante un raid in un circolo, e Gelsomina Verde, sequestrata, torturata e ammazzata perché i suoi killer volevano che rivelasse il nascondiglio del suo ex fidanzato, con cui non aveva da tempo contatti.

Il quartiere, con l'inizio della faida, passa da zona di camorra a zona di guerra. Ci sono anche le sfide allo Stato. Come quella che a Fanpage.it racconta anche Antonio De Iesu, all'epoca dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli, poi Questore di Napoli e oggi assessore alla Polizia Municipale e alla Legalità del Comune di Napoli: il 9 novembre 2004, mentre Scampia era praticamente militarizzata, la camorra fece trovare un'automobile con tre cadavere nudi e avvolti nel cellophane.

Cosimo Di Lauro al momento dell'arresto
Cosimo Di Lauro al momento dell'arresto

Cosa era Scampia nei primi anni duemila

Giovanni Zoppoli, del centro Il Mammut, racconta cosa era Scampia a quei tempi: controllo militare anche prima, ma da parte della camorra. Persone fermate in strada, seguite. Aree trasformate in discariche e diventate enormi "stanze del buco", dove si rifugiavano le migliaia di tossicodipendenti per assumere l'eroina dopo averla acquistata nelle piazze di spaccio vicino. Ma la fusione col sistema camorristico era anche più profonda.

"I capi piazza – racconta Zoppoli – erano anche dei sostituti genitoriali. Non c'erano i genitori, che erano in carcere, quindi loro erano gli unici riferimenti che contavano per i ragazzi. Uno dei problemi che avevamo erano queste bande di ragazzi che andavano a dare fuoco a tutto. Compresi i tossicodipendenti: gli buttavano addosso alcol e incendiavano tutto".

"Quelle piazze di spaccio, le più grandi d'Europa, funzionavano come una fabbrica: turni di otto ore, anche una sorta di welfare – racconta Vincenzo Strino, dell'associazione Larsec – cose che lo Stato qui all'epoca non forniva. Una persona o andava a lavorare in nero per pochi euro o iniziava a lavorare nel mondo della droga, arricchendosi". "Molti fanno analisi sociologiche, dicono opinioni. Tu devi entrare, nelle Vele – aggiunge De Iesu – Devi capire come vivono quei bambini. In un carcere. In una dimensione di condizionamento. Lì non entra il sole".

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Cosa è cambiato a Scampia in venti anni

Oggi quel controllo capillare non c'è più. Per l'intervento delle forze dell'ordine, che hanno smantellato i clan principali dando una spallata da cui la camorra non si è ancora presa. Ma anche grazie a chi ha lavorato su quell'altro aspetto, quello sociale, imprescindibile anche solo per iniziare a parlare di rinascita. Come le associazioni del territorio, che sono diventate riferimento per quei molti cittadini che fino ad allora vivevano in un quartiere dormitorio e governato dalla camorra.

"Iniziammo ai Sette Palazzi, siamo passati alla fila dei tossici a quelle per i concerti", aggiunge Zoppoli. "Oggi Scampia non è più lo spaccio della droga – aggiunge – i ragazzi sanno oggi che ci sono altre opportunità". "Credo che queste opere di riqualificazione urbanistica che stiamo facendo a Scampia – conclude De Iesu – l'abbattimento delle vele e soprattutto la contestuale realizzazione di insediamenti dignitosi per quelle famiglie che hanno vissuto per decenni di degrado, siano un passaggio e così viene realizzato il trapasso dalla vecchia alla nuova Scampia".

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