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Negato il porto d’armi ai periti balistici: il paradosso dei consulenti di Santa Maria Capua Vetere

Diversi periti balistici di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si sono visti rifiutare il rinnovo del porto d’armi, senza il quale non possono lavorare.
A cura di Nico Falco
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Sequestro di armi dei carabinieri, immagine di archivio
Sequestro di armi dei carabinieri, immagine di archivio

Il magistrato li autorizza a prendere in custodia le armi, ma loro dopo averle prese in consegna non possono trasportarle. Nemmeno al poligono. Dove, tra l'altro, andrebbero inutilmente, dato che non possono neanche acquistare le munizioni. Paradosso che si sta verificando a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dove diversi periti balistici, che da anni lavorano come consulenti per la Procura, si sono visti negare il rinnovo del porto d'armi e quindi, di fatto, sono impossibilitati a lavorare.

Parliamo di professionisti, è bene precisarlo, regolarmente iscritti all'albo e che negli anni hanno rinnovato senza problemi le autorizzazioni. Fanpage.it ha raccolto alcune segnalazioni che raccontano tutte la stessa storia: l'orientamento della Prefettura sarebbe quello di limitare il numero di porto d'armi concessi e, in quest'ottica, il perito balistico sarebbe stato equiparato agli altri tipi di periti, quindi non sarebbero emersi motivi per i quali dovrebbero girare armati. Una versione, però, che proprio non va giù a diversi professionisti. Spiega uno di loro a Fanpage.it:

Le armi che ci vengono date in custodia sono spesso elementi fondamentali di un processo, quindi gli imputati avrebbero tutto l'interesse a farle sparire e questo ci espone al rischio di aggressioni per rapina o a furti. Inoltre, consideriamo anche un altro aspetto: le nostre perizie possono essere l'ago della bilancia perché un imputato venga assolto o condannato. E questo significa che qualcuno potrebbe cercare di influenzarci, minacciandoci, o anche di vendicarsi.

A prescindere dalla valutazione che avrebbe fatto la Prefettura, resta l'altro aspetto, quello legato strettamente alle modalità di lavoro: in assenza del porto d'armi il perito sarebbe, nei fatti, bloccato. E questo significherebbe dover rinunciare agli incarichi perché non in grado di svolgerli efficacemente. Prosegue la testimonianza:

Attualmente non posso trasportare l'arma al di fuori delle depositerie o comunque del luogo ove sono custodite prima dell'incarico. Non posso portarla al poligono per utilizzarla nelle prove e, senza il porto d'armi, non posso nemmeno acquistare i proiettili in armeria. Viene da sé che devo limitarmi soltanto all'esame esterno, scartando qualsiasi prova legata al funzionamento. E quindi posso produrre soltanto una perizia monca, che non risponde ai quesiti per i quali il magistrato mi affida l'incarico. Di fatto, non posso lavorare.

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