Napolimania, storia della bottega della cultura popolare partenopea
Oggetti per casa, abbigliamento e accessori di ogni genere, intrisi dello spirito partenopeo: Napolimania è questo ed altro. In questo negozio, l’ironia e l’amore per la propria terra si riflettono in ogni creazione del titolare, Enrico Durazzo. È proprio lui a farci da Cicerone nella sua bottega della napoletanità: un posto dove si esalta tutto il bello di questa città, dove la critica è sottile e celata da una battuta, dove le tradizioni vengono tramandate con un sorriso.
Tutto iniziò con un racconto di una guida turistica, di passaggio dal negozio di Durazzo anni fa. L’uomo disse che, ai tempi della seconda guerra mondiale, molte persone spremevano delle bucce di mandarino in dei barattoli di vetro, per venderle ai soldati americani come “aria di Napoli”: «Una vera scugnizzata – commenta Enrico – di cui ho voluto restituire la paternità alla nostra città». Questa storia è stata il trampolino di lancio di Napolimania. Durazzo, che in origine aveva un negozio di abbigliamento, comprò ventimila lattine serigrafate di quell’aria miracolosa e le sistemò nella vetrina della sua boutique. Fu l’inizio del suo successo: «Feci un debito di dieci milioni di lire – ci racconta – e, da quel momento, iniziai a produrre anche le magliette con le frasi. Tutto per celebrare la napoletanità».
Esaltare i lati migliori della cultura partenopea e far riflettere su quelli peggiori: è questa, da sempre, la mission di Napolimania. Ironia e leggerezza, legate alla creatività di Durazzo, sono l’anima di ogni oggetto riposto su questi scaffali. Un esempio? Il bagnoschiuma Vesuvio, per “lavarsi con il fuoco”, è la risposta per chi discrimina il sud Italia. Un altro aspetto, non secondario, è legato alla valorizzazione della lingua: «La nostra è piena di inflessioni, dovute ai tanti contatti con gli altri popoli – dice Enrico – va difesa e diffusa. In tv, si dovrebbe lanciare un programma dove si insegna a scrivere il napoletano».
Tra le tante proposte avanzate da Durazzo nel corso degli anni, c’è il “Neapolitan Day”: «Una giornata in cui i napoletani di tutto il mondo si connettono e, insieme alle comunità locali, celebrano la nostra città – spiega – con canti, balli e piatti tipici. Siamo ricchi di usanze e peculiarità che non dovrebbero andare perse». Essere promotori della propria cultura è il primo passo per valorizzare le tradizioni: «Ognuno deve restare con i piedi nella sua terra – conclude Durazzo – noi siamo un po’ camaleontici, capaci di attingere dagli altri, ma non dobbiamo mai perdere la spina dorsale».