Napoli tappezzata di manifesti blasfemi sui tabelloni del Comune, protesta delle associazioni
Napoli tappezzata di manifesti balsfemi sui tabelloni pubblicitari del Comune di Napoli con messaggi che prendono di mira simboli di partito, la fede religiosa e anche topolino. Se ne trovano ovunque in questi giorni per le strade della città. Da piazza Dante e via Salvator Rosa al centro storico, a via Crispi a Chiaia. Da dove sono usciti? Chi sono gli autori? Qual è il significato? È street art? Satira? Tante le domande che si pongono i cittadini, in molti casi disorientati dalla presenza dei manifesti sui cartelloni con il logo del Comune di Napoli utilizzati per le pubbliche affissioni o per la campagna elettorale per le prossime comunali del 3 e 4 ottobre.
Non mancano le reazioni. I manifesti hanno urtato la sensibilità delle associazioni, in particolare cattoliche, che chiedono di sapere se l'iniziativa sia patrocinata dal Comune, come lascerebbe intendere l'affissione sui tabelloni comunali. “La nostra Associazione – afferma Daniele Arrichiello, Presidente dell'associazione Ci Siamo Anche Noi – si occupa di cultura e tradizione e ritiene che una cosa simile sia vergognosa. Vogliamo sapere chi ha autorizzato quei manifesti sui tabelloni pubblici. I soldi dei cittadini non possono essere usati per i manifesti blasfemi sui tabelloni pubblici”.
Arrichiello punta il dito anche contro la mostra “Ceci n’est pas un blasphème”, il festival delle arti contro la censura religiosa, ospitata in questi giorni al Pan a Napoli. “Come può il Comune – dice – presenziare con il sindaco De Magistris alla cerimonia per San Gennaro e poi nella stessa settimana sponsorizzare il Festival della Blasfemia a Napoli?”.
L'assessore Palmieri: “Apriremo indagine”
“Non ho visto questi manifesti – spiega l'assessora alla Cultura Annamaria Palmieri a Fanpage.it – ma apriremo un'indagine per capire cosa sia successo. Se non c'è l'autorizzazione vanno tolti immediatamente. Se invece si tratta di pubblicità pagate, investiremo la commissione che si occupa della pubblicità lesiva che può eventualmente censurarli, come accaduto in passato per immagini pubblicitarie che urtavano la sensibilità pubblica. Per quanto riguarda la mostra al Pan – conclude Palmieri – è sconsigliata ai minori e a chi ha sensibilità religiosa, avendo contenuti provocatori. Inoltre, si tratta di una mostra a pagamento, aperta, quindi, a chi vuole visitarla”.