Napoli, l’incredibile storia della truffa al Cimitero delle 366 fosse: inganni, abusi e danni a monumenti
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Il sequestro del cimitero delle 366 fosse ad opera dei Carabinieri su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli, rischia di scoperchiare un vaso di Pandora andato avanti per decenni, fatto di abusi e truffe. E' una vicenda su cui Fanpage.it stava indagando da tempo, e su cui siamo riusciti a ricostruire attraverso foto, documenti ed immagini un vero a proprio sistema sui cui in pochi hanno lucrato e che ha portato alla compromissione, speriamo non definitiva dell'opera monumentale. Il cimitero delle 366 fosse si trova a Napoli nel quartiere di Poggioreale, è un'opera monumentale costruita da Ferdinando Fuga nel 1763, su mandando di Ferdinando IV di Borbone. Fu realizzato per accogliere i defunti dei ceti popolari con un ordine cronologico, una fossa al giorno, più una più grande, al centro, per raccogliere le acque piovane. La sua attività cessò nel 1890 ma negli anni sessanta del ‘900 si riprese a seppellire nella struttura. E' gestito dall'Arciconfraternita di S.Maria del Popolo, un ente religioso attualmente commissariato, che ha curato l'intera gestione del cimitero dalla sua riapertura. E' in questo cimitero monumentale che qualcuno si è arricchito per molti anni, ed oggi le responsabilità sembrano essersi concentrate sull'anello più debole della catena, chi manuteneva il cimitero. Ma da quello che abbiamo scoperto molte potrebbero essere state le complicità in questo scempio.
I loculi venduti dichiarati "illegali"
Abbiamo raccolto due denunce di due donne, Maria Conte e Franca Graziano, che ci hanno permesso di alzare un velo su quello che si è consumato nel cimitero delle 366 fosse. Per seppellire i propri defunti nel cimitero bisogna essere associati all'Arciconfraternita di S anta Maria del Popolo. Una procedura che è a pagamento. "Io ho acquistato il loculo nel cimitero delle 366 fosse 12-13 anni fa" ci racconta la signora Maria Conte. "L'ho pagata 4.250 euro con un'assegno circolare fatto da mio marito ed intestato all'ex custode Antonio De Gregorio" ci dice. Anche la signora Franca Graziano aveva acquistato il loculo nello stesso periodo: "Fu mia madre a comprare il loculo nel 2010 per 5.000 euro contanti – ci dice – furono consegnati all'ex custode De Gregorio". Dopo il pagamento le signore Conte e Graziano ricevettero subito i regolari contratti che attestavano l'affiliazione all'Arciconfraternita. Tutto regolare sembrerebbe, ma invece dal 2019 improvvisamente le due signore, come molte altre persone, apprendono di essere state vittime di una potenziale truffa.
"Fui contattata dall'Arciconfraternita che mi disse che il mio contratto non era regolare – spiega la signora Conte – mi dissero che le costruzioni erano abusive e che se volevo sanare la mia situazione dovevo versare altri 1000 euro". Una comunicazione simile arrivò anche alla signora Graziano: "Da quello che mi dissero sembrava quasi che De Gregorio avesse venduto questo loculo da me acquistato a più persone, e mi dissero che il mio contratto era falso – spiega – mi chiesero 1000 euro per sanare questa situazione". Ma entrambe le signore non ci stanno e si rifiutano di pagare i 1000 euro richiesti. Dalle ricerche fatte da Fanpage.it sono decine le persone che pur avendo acquistato e pagato profumatamente un loculo nel cimitero delle 366 fosse, intorno al 2019 sono state chiamate dall'Arciconfraternita di Santa Maria del Popolo per un nuovo pagamento di 1000 euro per sanare quella che è stata presentata come una vendita abusiva. Ma cosa è successo davvero nel cimitero delle 366 fosse? Per capirlo abbiamo rintracciato Antonio De Gregorio l'ex custode del cimitero a cui gli acquirenti dei loculi hanno consegnato materialmente i soldi in contanti oppure gli assegni per assicurare un posto ai propri defunti nell'opera monumentale del Fuga.
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L'ex custode: "Volevano solo soldi in contanti"
Prima di Antonio De Gregorio ad essere il custode del cimitero era sua padre, e prima ancora suo nonno. E' stato licenziato nel 2019 dall'Arciconfraternita, che lo ha denunciato con l'accusa di aver costruito e venduto dei loculi abusivi all'interno del cimitero. Il processo civile gli ha dato torno con sentenza di primo grado, mentre il processo penale è ancora in corso. Abbiamo chiesto proprio a lui che fine hanno fatto i soldi pagati dalle persone che hanno acquistato i loculi e cosa è successo nel cimitero. "Quando venivano costruiti nuovi loculi, l'Arciconfraternita mi dava il compito di trovare nuovi acquirenti – ci spiega – si andava da un minimo di 3.000 – 4.000 euro per una semplice nicchia, fino a 15.000 – 20.000 euro per un piccolo monumentino". Cifre importanti, sebbene il cimitero non è molto grande, sono centinaia i loculi che sono stati venduti negli ultimi 20 anni. Ma dove finivano i soldi? "Tassativamente l'ufficio dell'Arciconfraternita mi chiedeva che il pagamento avvenisse in contanti – spiega De Gregorio – io prendevo i soldi e li portavo in ufficio nella sede dell'Arciconfraternita a via Sant'Anna dei Lombardi a Napoli. Poi c'era qualcuno che mi chiedeva se poteva pagare con assegno, in quel caso mi fu detto dagli uffici che loro dovevano avere solo contanti. Quindi io facevo intestare gli assegni a me, li versavo sul mio conto e poi portavo i contanti all'Arciconfraternita". Un giro di soldi importante. Oggi De Gregorio, licenziato nel 2019, vive in condizioni di indigenza, non può permettersi un avvocato di fiducia, ma ha un legale d'ufficio a cui ha avuto diritto grazie al gratuito patrocinio che lo Stato concede a chi non può permettersi un difensore. Insomma viene difficile pensare che tutti quei soldi siano finiti tutti nelle tasche di De Gregorio. Ma perché l'Arciconfraternita voleva solo soldi in contanti senza tracciabilità? E perché, improvvisamente, dopo un decennio dall'acquisto, l'Arciconfraternita comunica che i loculi venduti da De Gregorio sono illegali?
![Il documento del 2001 che già 24 anni fa evidenziava gli abusi commessi all'interno del cimitero delle 366 fosse](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/30/2025/02/SCREEN-SOPRA-2.jpg)
Il grande abuso: loculi costruiti distruggendo l'opera monumentale
Il cimitero delle 366 fosse è composto da due cripte sotterranee, un grande piazzale rettangolare, un ingresso centrale che permette di accedere sia al piazzale che ad una chiesa posta sulla parte destra della facciata d'ingresso. Il piazzale fu composto dal Fuga con delle volte e degli archi, a contorno di quello che era il cimitero originario, ovvero le 366 fosse poste al centro del piazzale. Basta farsi un giro nel cimitero per capire realmente cosa è successo in questa struttura. Tutte le volte delle mura perimetrali sono state riempite per ricavarne dei loculi che sono stati venduti negli ultimi decenni. La manomissione del monumento è visibile a occhio nudo, le volte sono state completamente riempite per ricavarne loculi, tra l'altro ognuna con uno stile architettonico diverso trasformando il piazzale del cimitero monumentale in una sorta di "opera di Arlecchino" con stili e materiali diversi per ogni volta impropriamente riempita per realizzare nuove tombe da vendere. E la verità su tutto quello che è accaduto è in queste immagini eloquenti che vi mostriamo. Un abuso che non sfuggì alla Soprintendenza ai beni culturali che nel 2001, con un documento che vi mostriamo in esclusiva, intimò all'Arciconfraternita di fermare ogni nuova costruzione nel cimitero in quanto l'opera del Fuga era stata già manomessa, e chiedeva il ripristino dello stato dei luoghi e lo spostamento dei defunti nel cimitero di Poggioreale. "Io c'ero a quella riunione – ci racconta De Gregorio – fummo convocati al Comune di Napoli e il cimitero fu chiuso per quasi 6 mesi. Tutto quello che era stato fatto in precedenza era tutto abusivo". A quel punto però, invece di invertire la tendenza, chi gestisce il cimitero decide di proseguire nella sua insana opera. "Dopo 6 mesi fu riaperto e si presentarono al cimitero dei dirigenti laici dell'Arciconfraternita con alcune ditte di costruzione – spiega De Gregorio – e iniziarono nuovamente a costruire riempiendo le volte del piazzale". Ma non solo, in una delle due cripte sotterranee vengono realizzati dei tramezzi, ed anche quelli utilizzati come loculi per metterci i defunti. Nella parte della chiesa addirittura si sfrutta tutto lo spazio che ancora restava a disposizione fino al tetto per costruire altri loculi. In uno dei tramezzi costruiti nella cripta c'è proprio il loculo acquistato dalla signora Conte. Il tutto assolutamente verificabile dalle immagini. "A quel punto me lo dissero chiaramente – prosegue De Gregorio – i pagamenti dovevano essere in contanti e non si potevano intestare gli assegni all'Arciconfraternita perché i loculi erano abusivi, non avevano autorizzazione e non doveva esserci tracciabilità fiscale. Questo è quello che mi aveva detto l'ufficio dell'Arciconfraternita, io per la salvaguardia del mio posto di lavoro ho fatto quello che mi hanno chiesto". Ma mentre il cimitero cresce a dismisura con i nuovi loculi costruiti, il tempo passa e cambiano anche le leggi sull'uso del contante. "Con le leggi che cambiavano io cominciai ad avere paura a continuare a incassare assegni a mio nome, prelevare contanti e portarli all'Arciconfraternita, perché potevo andare soggetto a controlli" racconta De Gregorio. L'ex custode si mette di traverso, ed è un bel problema per il presunto sistema ideato dall'Arciconfraternita. "A quel punto trovano il modo di licenziarmi accusandomi di aver rubato i soldi dell'illuminazione votiva" racconta De Gregorio. Ed è qui che improvvisamente l'Arciconfraternita decide di comunicare ai titolari dei loculi che è tutto abusivo ed è stata tutta opera del solo De Gregorio.
![Un'immagine del cimitero delle 366 fosse degli anni '70, dove sono ben visibili gli archi originali vuoti](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/30/2024/07/FOTO-DEPOCA-1-1719830298955.jpg)
La curia: "Vogliamo vederci chiaro e capire se ci sono state complicità"
Sono tante le persone che si rifiutarono di pagare i 1000 euro richiesti dall'Arciconfraternita, che intanto cambia continuamente i suoi assetti dirigenziali fino ad arrivare prima al commissariamento per poi essere posta, come le altre Arciconfraternite commissariate, sotto il controllo della Curia di Napoli, che si trova oggi a dover gestire la vicenda che si trascina ancora oggi. Incontriamo il vescovo ausiliario di Napoli, monsignor Gaetano Castello. La prima cosa che gli chiediamo è perché sono stati richiesti 1000 euro ulteriori per "sanare" la loro posizione alle persone che avevano già acquistato e pagato profumatamente i loculi nel cimitero delle 366 fosse. "La tesi dell'Arciconfraternita è che loro del pagamento dei loculi non hanno ricevuto nulla – spiega Castello – la possibilità di accedere ad un loculo è legata al cosiddetto abbonamento che si fa all'Arciconfraternita e questo gli acquirenti avrebbero dovuto pagarlo". Messa così sembra un modo per recuperare altri soldi: "Sì è vero – ammette Castello – altrimenti 336 mila euro sarebbero stati rimessi tutti dall'Arciconfraternita". Siamo arrivati dunque alla cifra: 336 mila euro. A tanto ammonta il giro d'affari della vendita dei loculi, abusivi, al cimitero delle 366 fosse. Per monsignor Castello sarà la magistratura a indicare i colpevoli: "Registriamo la condanna in sede civile in primo grado di De Gregorio e poi ci sarà il processo penale".
Ma come avrebbe fatto De Gregorio da solo a costruire e vendere per 20 anni loculi abusivi intascando la somma di 366 mila euro? E perché l'Arciconfraternita di Santa Maria del Popolo, nonostante la diffida della Soprintendenza del 2001, per oltre 20 anni non ha fatto assolutamente nulla per tutelare il monumento?
Mostriamo a monsignor Castello il documento del 2001 che dice chiaramente che i loculi sono abusivi, che il monumento del Fuga è stato compromesso e che bisogna ripristinare lo stato dei luoghi. Gli mostriamo anche le immagini evidenti di come le volte dell'opera siano state abusivamente riempite per costruire loculi che ospitano addirittura defunti che sono stati posti lì negli ultimi anni, fino anche nel 2024. L'impressione che abbiamo è che monsignor Castello non abbia mai visto né i documenti e nemmeno i segni evidenti di ciò che è stato fatto nel cimitero delle 366 fosse. "Io non le so rispondere in questo momento – dice Castello – io sono vescovo ausiliare da due anni, non sto qua dal 2001". L'attuale Curia di Napoli si trova a dover gestire fatti e circostanze che sono maturate almeno negli ultimi 20 anni se non di più e che risalgono a quando a Largo Donnaregina c'erano altri inquilini. I fatti come ricostruiti dalle testimonianze e dai documenti sarebbero andati avanti fino al 2019, mentre l'attuale arcivescovo di Napoli, Don Mimmo Battaglia, si è insediato nel 2021. "E' chiaro che è un fatto gravissimo – prosegue Castello – è un peccato veramente grave oltre che essere un'infrazione davanti alla giustizia". Da alcune fotografie degli anni '70 è possibile notare come l'opera di costruzione abusiva sia stata assolutamente massiccia e invasiva, lì dove c'erano le volte oggi ci sono loculi, tutti costruiti con stili e materiali diversi. Un obbrobrio. Possibile che De Gregorio, ammesso che abbia delle responsabilità materiali, abbia fatto tutto da solo? "Io questo non lo so – ammette Castello – non so se sia opera di chi stava nel cimitero (e quindi De Gregorio ndr) oppure ci siano state delle connivenze all'interno dell'Arciconfraternita, però su tutto questo noi vogliamo vederci chiaro. La prima preoccupazione dell'arcivescovo quando ci ha riuniti per affrontare questo problema è stata quella di approfondire. La Curia spinge affinché ogni Arciconfraternita si assuma le sue responsabilità per arrivare a capire fino in fondo queste situazioni, siamo in corso d'opera". Sul cimitero delle 366 fosse c'è un progetto di restauro e riqualificazione, un'opera assolutamente necessaria visto lo stato della struttura, ma al momento si stanno cercando i fondi per metterlo in campo. Ma proprio questo progetto di riqualificazione rischia, paradossalmente, di mettere una pietra tombale sulle responsabilità di ciò che è successo. Che fine hanno fatto i 336 mila euro? Chi li ha presi? Chi ha dato ordine di costruire nuovi loculi abusivi nonostante già nel 2001 ci fosse stata una diffida? Che fine faranno i loculi acquistati e poi dichiarati abusivi? Chi restituirà i soldi ai compratori? Tutte domande che meritano più di una risposta e, sicuramente, un'accertamento vero delle responsabilità. Dopo il sequestro ordinato dalla magistratura si scaverà in tutto quello che è successo in un arco temporale lungo almeno 30-40 anni.