Napoli, gli scout mandati via dalle chiese: “Le parrocchie ci chiedono di andare via, non portiamo soldi”

La denuncia dell’Agesci di Napoli: il volontariato non garantisce i soldi del turismo e gli ordini religiosi mandano via gli storici presidi scout.
A cura di Antonio Musella
19 CONDIVISIONI
Un gruppo di scout in escursione / foto di repertorio
Un gruppo di scout in escursione / foto di repertorio

«Accompagnare con sapienza, sostenere con affetto». Questo è un passaggio del messaggio che Papa Francesco ha inviato lo scorso 24 agosto alla route nazionale dei capi scout dell'Agesci, (l'associazione degli scout cattolici) che si è tenuto a Verona. Eppure proprio il sostegno alle attività degli scout sembra venire meno nella terza città d'Italia.

Poche settimane fa l‘Agesci di Napoli ha inviato una lettera aperta a sindaci e vescovi delle diocesi di Napoli e Pozzuoli per denunciare la progressiva perdita delle sedi degli scout nelle parrocchie del territorio. Sono molti infatti i gruppi dell'Agesci che hanno perso la propria sede, oppure sono costretti ad un annoso pellegrinaggio tra le parrocchie per chiedere ospitalità per le loro attività.

A perdere la propria sede sono stati anche dei gruppi storici come quello di Chiaia all'Istituto Pontano, struttura di proprietà dei gesuiti, che dopo 60 anni ha dovuto lasciare la sede di Corso Vittorio Emanuele, oppure quella del Vomero che dopo 40 anni si appresta a lasciare la parrocchia di via Aniello Falcone, quartiere Vomero, dei frati Francescani. Il motivo, come raccontano a Fanpage.it, è sempre lo stesso, gli ordini religiosi e le parrocchie hanno bisogno di mettere a reddito il loro patrimonio immobiliare e gli scout non "portano soldi". Al posto dei giovanissimi adolescenti che dovrebbero essere sostenuti, trovano spazio attività più redditizie, in particolar modo quelle legate al turismo ed alla ricettività.

L'istituto Pontano di Napoli, al corso Vittorio Emanuele
L'istituto Pontano di Napoli, al corso Vittorio Emanuele

L'allontanamento dalle sedi dei gesuiti e dei francescani

La situazione è davvero allarmante secondo l'Agesci, la principale organizzazione degli scout cattolici che a Napoli conta ben 13 gruppi per un totale di circa 1.000 ragazzi ospitati nelle loro attività e oltre 200 adulti volontari. L'opera di formazione, educazione e sostegno alla crescita dell'AGESCI a Napoli ha una storia davvero molto lunga. Intere generazioni sono state formate nella loro adolescenza dai gruppi cattolici che si sono sempre basati sul volontariato. «Già da un po' di tempo, ma soprattutto nell'ultimo anno, abbiamo riscontrato parecchie difficoltà a trovare spazi adeguati dove poter svolgere le nostre attività con i ragazzi» spiega a Fanpage.it, Cristiano Salvio, responsabile Agesci di Napoli. «Nell'ultimo anno due gruppi tra quelli più storici sono stati invitati a lasciare le loro sedi, quello di Chiaia e del Vomero» sottolinea.

La storica sede degli scout di Chiaia è da 60 anni nell'Istituto Pontano a Corso Vittorio Emanuele, un"istituto comprensivo privato, la cui proprietà è dell'ordine dei gesuiti, che fortemente vollero la nascita del gruppo scout nella propria struttura. Con il passare degli anni e la perdita della vocazione, la struttura è diventata sempre meno popolata da frati fino a quando, una decina di anni fa, l'ordine affidò l'intero stabile e le attività scolastiche al suo interno, ad una società privata che paga un canone annuo, garantendo una rendita all'ordine. «Da quando è subentrata la società privata la nostra presenza lì è stata sempre meno sostenuta» spiega a Fanpage.it, Federica Donadio del gruppo scout Agesci Napoli 2.

«Andavamo avanti con un contratto di comodato d'uso gratuito che si rinnovava di anno in anno – sottolinea – ma l'anno scorso non lo hanno voluto rinnovare. Ci è stato detto che per una questione economica e perché questa società doveva dare conto ai gesuiti, c'era bisogno di questi spazi che noi occupavamo per metterli a fruttare«. A nulla è valso il tentativo di mediazione: «I gesuiti ci hanno detto che per problemi interni loro non potevano sostenerci e dovevamo parlare con la società, la società invece ci ha detto che deve rendere conto ai gesuiti e che quindi dovevamo andarcene» spiega Donadio. Momentaneamente il gruppo Napoli 2 sarà ospitato dalla parrocchia di via Egiziaca a Pizzofalcone, in uno spazio molto più piccolo e quindi con limitata possibilità di attività. Ma d'altronde è già tanto che una parrocchia abbia aperto le proprie porte.

Una situazione molto simile a quella che si è creata al Vomero. Qui gli scout sono nati 40 anni fa nella chiesa di San Francesco a via Aniello Falcone, una struttura importante a semicerchio, con un meraviglioso piazzale con belvedere sul golfo di Napoli. «Al Vomero in questi 40 anni sono cambiate le dinamiche parrocchiali – racconta Cristiano Salvio – l'ordine religioso che gestiva quel bene, ovvero i Francescani, lo hanno mano mano dismesso». Una dismissione che ha però riguardato le attività legate direttamente alla confessione religiosa.

Già perché proprio nella struttura accanto alla chiesa, dove si trovavano le stanze occupate dagli scout, da alcuni anni è sorta la struttura alberghiera "Chiostro San Francesco". Albergo, bar all'aperto, ma anche luogo per cerimonie, dai matrimoni ai meeting. Dormire una notte al Chiostro costa almeno 117 euro per una camera matrimoniale normale,e si arriva a 198 euro a notte per un mini appartamento. «Hanno chiesto al gruppo scout di liberare le stanze che hanno loro in gestione da circa 40 anni» spiega Salvio.

Il convento dei francescani in via Aniello Falcone al Vomero
Il convento dei francescani in via Aniello Falcone al Vomero

Il pellegrinaggio infinito per trovare ospitalità

C'è chi tra i gruppi scout della città di Napoli ha fatto del pellegrinaggio delle proprie attività una vera e propria caratteristica. È il caso del gruppo Napoli 13 che originariamente era nato a San Giovanni a Teduccio, alla periferia est della città e che oggi è arrivato a Santa Chiara nel centro storico, dopo aver cambiato moltissime sedi. Il cambio continuo di sede rende impossibile la continuità delle attività ed anche il percorso di cura della crescita dei bambini e degli adolescenti. Difficile immaginare che i genitori di un piccolo lupetto possano spostarsi da San Giovanni al centro storico per permettere al bambino di svolgere le attività degli scout.

«Noi nasciamo a San Giovanni a Teduccio ma ora siamo a Santa Chiara – dice a Fanpage.it, Giuseppe Vigo del gruppo Agesci Napoli 13 – il pezzo più grosso delle nostre attività lo abbiamo fatto a San Lorenzo Maggiore, accanto a San Gregorio Armeno, che è sempre un convento francescano. Fummo accolti dal parroco che ci affidò una struttura, poi è cambiato il parroco ed il nuovo prete decise di usare gli spazi che c'erano stati assegnati per farne un luogo di eventi e lo affidò all'ordine degli avvocati. Quindi dalla sera alla mattina ci chiese di lasciare la struttura». Anche qui la storia si ripete con le stesse caratteristiche, gli scout non portano soldi e gli ordini religiosi hanno bisogno di ricavare una rendita dal loro patrimonio immobiliare.

Una situazione che Fanpage.it aveva già mostrato qualche mese fa nell'inchiesta "Sfruttanapoli" sui b&b e le case vacanze. «l centro storico ormai è diventata un'attrazione incredibile – sottolinea Vigo – il turismo ha portato al dilagare del fenomeno dei B&b e quant'altro, quindi c'è una fame di spazi per autorizzarne l'uso per queste cose. Noi chiaramente non siamo una fonte di reddito per le parrocchie, anzi siamo un peso, perché abbiamo bisogno di spazi per i bambini, di servizi, spesso le parrocchie non hanno queste strutture o preferiscono utilizzarle per altro».

"Qual è la priorità per le parrocchie?"

Lo scoutismo è qualcosa che si tramanda da generazione in generazione, e sono tanti i genitori che sono cresciuti negli scout e che iscrivono i loro figli alle attività dell'AGESCI. È il caso di Pietro Rinaldi, padre di un bambino di 8 anni, un lupetto, iscritto al gruppo Napoli 2, quello che ha dovuto lasciare la sede dell'Istituto Pontano. «Spero innanzitutto che mio figlio continuerà a fare lo scout, perché non è detto che ci riusciamo – racconta a Fanpage.it – nonostante la disponibilità di altre parrocchie sarà molto più complesso. L'idea che mi sono fatto io è che è davvero difficile oggi in una città preda del turismo trovare gli spazi per il volontariato. Ogni ente religioso, ogni ente pubblico, ogni società, fa delle scelte che sono assolutamente legittime, il fatto è che bisogna capire quali sono gli obiettivi che si perseguono, quali sono le priorità». Intanto anche chi ha trovato una sede alternativa grazie alla generosità di qualche parroco, dovrà fare i conti con gli spazi insufficienti, con la necessità di rivedere e rimodulare le attività, continuando ad impegnarsi in un'opera di totale volontariato.

«È molto triste, è un po' come sentirsi non voluti» commenta amara Federica Donadio. La lettera a sindaci e vescovi del territorio ha l'obiettivo di portare alla luce un problema che sta iniziando a mettere a serio rischio la continuazione delle attività degli scout nella città di Napoli. «Noi vogliamo evidenziare quella che è la situazione dei gruppi scout sul territorio – conclude Cristiano Salvio – noi non possiamo permetterci affitti, non abbiamo soldi e non chiediamo soldi, in generale però a Napoli gli spazi dedicati ai giovani ci sembrano ridursi sempre di più».

Immagine
19 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views