A 2 anni dall’inizio della pandemia Covid i Pronto Soccorso di Napoli scoppiano: viaggio negli ospedali
di Gaia Martignetti, Antonio Musella, Peppe Pace
Ospedale del Mare, gennaio 2022. Un paziente chiede insistentemente a un medico di essere visitato. Le persone sono tante, lo stress è alle stelle. L'uomo aggredisce il medico che risponde e solo l'intervento di una guardia giurata ristabilisce la calma.
«Non possiamo essere d'accordo con quel moto d'ira», spiega il Presidente dell'Ordine dei Medici Bruno Zuccarelli a Fanpage.it. «Ma i colleghi non ce la fanno più, il rischio burnout è altissimo. Siamo in guerra». Quella che al primo impatto potrebbe sembrare un'esagerazione, è invece la fotografia reale della situazione all'interno degli ospedali in Campania, che ora è in zona gialla.
La fotografia dei pronto soccorso di Napoli
La situazione era già delicata prima, quando questa regione era classificata nella fascia con il minor rischio, ovvero la bianca. I contagi, complice la variante Omicron, erano e sono in risalita e agli inizi di gennaio è stato il Cotugno a mostrare le prime sofferenze.
L'ospedale è stato convertito tra le polemiche, diventando completamente dedicato al Covid a discapito di tutte le altre patologie infettive. Le scene rimandano a un anno fa: lunghe file di ambulanze in attesa, con al loro interno pazienti che vengono assistiti in base alla gravità dei codici con cui arrivano. «Il 70% è No vax», spiega il Direttore del Cotugno Maurizio Di Mauro. Ma non può esaurirsi nella sola volontà di alcuni cittadini di non volersi vaccinare la crisi degli ospedali, soprattutto quelli napoletani.
I due principali pronto soccorso generalisti della città di Napoli, Ospedale del Mare e Cardarelli, accolgono diversi pazienti Covid, non Covid e patologie con Covid. Un infermiere del presidio di Ponticelli, spiega che nei principali pronto soccorso le scene ricordano gli ospedali di Kabul. Barelle e pazienti sistemati dove possibile, come documentano le immagini raccolte da Fanpage.it.
«Ci sono traumi, persone malate di cuore, di altre patologie che afferiscono al pronto soccorso, fanno il tampone e con la contagiosità che c'è risultano Covid positive», spiega Eugenio Gragnano, medico di Anaoo Assomed. Eppure, grazie alla somministrazione dei vaccini, l'ospedalizzazione a causa del Covid è diminuita, gli ospedali potrebbero e dovrebbero poter respirare, soprattutto in zona bianca. Com'è possibile che allora vadano già in sofferenza?
La carenza di personale e la riconversione dei posti letto
«Il personale, continua Gragnano, è sempre lo stesso, aumentato di poche unità. Ormai sono due anni che in pronto soccorso i colleghi hanno turni stressanti». Nessun rinforzo, anche quando c'era la possibilità di poter assumere nuovo personale, nell'eventualità di dover ricorrere a nuovi posti letto.
E la soluzione, quando la pressione sugli ospedali aumenta, l'Unità di Crisi della Regione Campania la trova decidendo di sospendere temporaneamente le attività assistenziali di elezione e specialistica ambulatoriale dal 10 gennaio. La spiegazione del perché di questa scelta è scritta nero su bianco, in un documento firmato da Ugo Trama, Pietro Buono, Maria Rosaria Romano, Antonio Postiglione e Italo Giulivo. E arriva quando la Campania è ancora in zona bianca, ovvero la fascia di rischio più bassa.
"Al fine di consentire una rapida ottimizzazione dell'organizzazione ospedaliera per fronteggiare la situazione pandemica, impegnare il personale sanitario pubblico e convenzionato in via prioritaria alla gestione dei pazienti Covid, ravvisata la necessità di garantire la disponibilità di un più adeguato numero di posti letto sia nella degenza medica che chirurgica da dedicare ai pazienti affetti da Covid-19".
«Questa volta, spiega Bruno Zuccarelli, i respiratori li abbiamo ma magari mancano gli anestesisti. E se dobbiamo naturalmente aumentare i posti dobbiamo andare a danneggiare le altre patologie che hanno un rallentamento.
Quindi gli screening, la prevenzione, gli interventi chirurgici di elezione che verranno ritardati. Quella che Eugenio Gragnano non esita a descrivere come la «negazione di un diritto garantito dalla Costituzione», ovvero quello alla salute, rischia di danneggiare tutte le altre patologie, che dovranno attendere ancora una volta.
Il grido d'allarme dei medici
Poco più di una settimana fa il Dottor Zuccarelli aveva lanciato un grido di allarme, mentre alle sue spalle si incanalavano in una fila ambulanze con a bordo pazienti che necessitavano di cure. Una fila che arrivava all'ingresso dell'ospedale Cotugno. Oggi quell'allarme lo ripete, spiegandolo.«Non dobbiamo arrivare al momento in cui un medico ha due codici rossi e deve scegliere quale trattare prima».
Eppure queste scene, probabilmente si sarebbero potute evitare, sostengono gli addetti ai lavori. «Potremmo ricorrere alla favola della cicala e la formica è proprio la stessa questione», racconta un infermiere dell'Ospedale del Mare che aggiunge, «non siamo pronti, non lo eravamo, non hanno fatto nulla per metterci in condizione di rispondere a questa ondata». Un allarme che arriva pochi giorni dopo uno studio dell'OMS. Circa il 50% della popolazione in Europa potrebbe avere la variante Omicron. Una previsione, alla luce di questo scenario, da non sottovalutare.