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C'è un grande errore che noi napoletani non possiamo non ammettere, non vedere, non analizzare: quella tendenza a dire «poteva succede ovunque» ogni qual volta a Napoli si verifica un fatto di cronaca, soprattutto microcriminalità predatoria. Un esempio recentissimo: nonna ligure porta il nipote col sogno di fare il pizzaiuolo in città, il ragazzo viene scippato del cellulare, la donna si sfoga raccontando la brutta esperienza (ribadendo l'amore per Napoli e la voglia di ritornarci) ma i commenti sui social network sono tutti della serie: «Succede ovunque!»; «Al Nord è anche peggio»; «Mi hanno derubato a Bruxelles!». Addirittura c'è una pagina Facebook che con tagliente intento satirico raccoglie le brutte notizie su Napoli al grido di «Poteva succedere ovunque…e invece…».
Non sarebbe meglio smettere di negare i problemi, smettere di pensare che le bellezze artistiche, architettoniche, paesaggistiche, culinarie ed eno-gastronomiche di Napoli ci mettano al riparo dall'ammettere che ci sono tante cose che non funzionano, che c'è una microdelinquenza predatoria che fa affari d'oro coi tanti turisti in centro, che piccole e grandi ruberie rendono questo posto baciato da Dio o dalla sorte un luogo potenzialmente unico e meraviglioso in cui vivere?
Si dice sempre che Napoli è un «bel presepe» ma pessimi sono i pastori che la abitano. Non sarei così pessimista. Ma dobbiamo continuare a fare finta di nulla?
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