Napoli, vergognosi cartelli in Oncologia al Policlinico: “Niente domande. Gli orari visite non saranno rispettati”
Il cartello – per la precisione sono due – è scritto al computer. Qualcuno si è seduto ad un pc, ha scritto quel che doveva, ha ingrandito i caratteri in maniera da renderlo visibile a distanza, ha perfino sottolineato e poi ha dato il comando di stampa. Ne sono usciti due fogli che sono stati tranquillamente affissi, lo racconta l'edizione Napoli di Repubblica, «sul bancone vetrato della sala d'attesa di una struttura clinica di Oncologia del Nuovo Policlinico. Università Federico II». Due cartelli, due vergogne. Due concezioni quanto meno distorte del servizio pubblico e delle cure ospedaliere. Due cartelli illegali, perché affissi senza il beneplacito della direzione sanitaria né alcuna autorizzazione. Hanno però goduto di omertà, gli autori o l'autore del cartello: nessuno è riuscito finora a risalire a chi ha deciso di collocarli sul vetro del bancone
Ma cosa indicavano quei due maldestri e aggressivi avvisi? Il primo era una sorta di incipit dantesco, un «Lasciate ogni speranza, o voi che entrate»: «Si comunica ai pazienti che è severamente vietato domandare quante persone ci sono in lista prima del proprio turno». Il secondo, collocato più in basso, ha il sapore della beffa, una sorta di Comma 22 delle cure oncologiche: «Inoltre si fa presente che l'orario di visita scritto alla prenotazione non ha valore e non sarà rispettato». Alla mail di Fanpage.it da tempo ormai arrivano segnalazioni di pazienti oncologici campani che si lamentano per i numerosi problemi che devono affrontare.
Come racconta Rep Napoli, i due avvisi sono stati fatti rapidamente rimuovere dal management dell'Azienda. E lì dove per i malati di tumore in attesa non esistono nemmeno più distributori di acqua e caffè, da mesi ormai è partita la caccia al cartello: chi ha scritto quegli avvisi? Non si sa, nessuno parla. Si sa soltanto che la "clientela" è quella dei malati di tumore, soggetti ultra-fragili e in difficoltà, quindi il danno d'immagine e di rapporto medico-paziente è già fatto.