Napoli, murales e camorra: rimossi scritte e altarini per due vittime di agguati
Sono partite dai quartieri San Pietro a Patierno e da San Giovanni a Teduccio, rispettivamente nella periferia nord di Napoli e in quella est, le rimozioni di murales, altarini e scritte in dedicate a eventi o persone ritenute vicine alla criminalità organizzata. Gli interventi dopo la decisione presa durante il Comitato per l'ordine e la sicurezza dello scorso 4 marzo, ne dà notizia la Prefettura di Napoli; le operazioni sono state svolte dagli operai del Comune di Napoli che, per questione di ordine pubblico e per evitare ritorsioni, sono stati scortati dalle forze dell'ordine. Gli interventi proseguiranno nei prossimi giorni, si legge in una nota della Prefettura, "con la finalità di ripristinare il rispetto della legalità con la progressiva rimozione di manufatti o altri simboli che insistono abusivamente sulla pubblica via, ferma restando l'eventuale sussistenza di specifici reati".
Tra le opere già rimosse il murale dedicato a Luigi Caiafa, il baby rapinatore ucciso da un poliziotto in via Duomo, mentre il Tar ha sospeso la cancellazione di quello dedicato a Ugo Russo, ucciso dal carabiniere che stava tentando di rapinare in via Orsini. Oggi, 10 marzo, a San Pietro a Patierno, all'ingresso della Villa Comunale in via Ortolani, è stata cancellata la scritta "Benny vive", dedicata a Benvenuto Gallo, ucciso in un agguato di camorra agli inizi del novembre scorso; il ragazzo, 24 anni, fu ferito alla nuca con un colpo di pistola e morì poco dopo, durante il trasporto in ospedale. Per il giovane era stato edificato anche un altarino, finito nell'elenco delle opere da rimuovere; dopo la decisione del Comune, a San Pietro a Patierno era stato vandalizzato il murale di Nino D'Angelo di Jorit: erano comparse le scritte "I morti vanno rispettati, non cancellati" e "Benny vive".
A San Giovanni a Teduccio, invece, gli operai hanno rimosso un altarino realizzato sulla recinzione del parco Troisi e dedicato a Ciro Varrello, altro giovane vittima di un agguato di camorra: fu ucciso il 12 gennaio 2013 su una panchina di viale 2 Giugno, le ragioni di quell'agguato non sono state ancora del tutto chiarite. All'epoca le indagini avevano fatto emergere una frequentazione della vittima, incensurata, con pregiudicati legati al clan Formicola ed era venuto fuori che due anni prima, nel 2011, il ragazzo era stato già gambizzato. Per quel precedente episodio si era parlato di motivi passionali, e le stesse ragioni potrebbero essere anche dietro il suo omicidio, che potrebbe quindi essere maturato in ambienti di camorra ma non direttamente legato agli affari del clan. Nel febbraio scorso Nunzio Andolfi, figlio del ras di Barra Andrea "‘o minorenne", ha confessato di essere autore dell'omicidio; nelle dichiarazioni, depositate in Corte d'Assise D'Appello, dove si sta tenendo il processo di secondo grado per quell'agguato, Andolfi, all'epoca dei fatti 19enne, si è detto responsabile aggiungendo che il movente era di natura passionale.