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Napoli, la vendita di droga organizzata dall’ospedale: “Il calzone costa 40, per te 35 euro”

La banda di spacciatori sgominata nella notte dai carabinieri vendeva droga anche dall’ospedale: uno degli indagati è stato intercettato mentre si accordava su dosi e soldi durante il ricovero.
A cura di Nico Falco
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Nemmeno i problemi di salute avevano fermato lo spaccio di droga: uno degli indagati (e tra i destinatari delle misure eseguite oggi dai carabinieri) aveva preso accordi per la vendita di stupefacenti dal letto di ospedale di San Gennaro Vesuviano (Napoli), dove si trovava ricoverato. Si era fatto raggiungere dal cliente per il pagamento e gli aveva fatto avere gli stupefacenti tramite un amico. Emerge dall'ordinanza contro 10 persone ritenute vertici e gregari di una banda di spacciatori che, con base operativa nel Nolano, tramite numerosi pusher dislocati sul territorio vendeva al dettaglio hashish, cocaina e marijuana tra Napoli e Benevento.

Droga tra Napoli e Benevento, blitz dei carabinieri nella notte

L'ordinanza è stata eseguita all'alba di oggi, 10 marzo, al termine delle indagini dei carabinieri della stazione di Palma Campania. Per 4 degli indagati è stato disposto il carcere, per uno gli arresti domiciliari, per uno il divieto di dimora nel comune di San Gennaro Vesuviano, per uno l'obbligo di dimora nel comune di Benevento e per gli ultimi tre l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I dieci indagati sono accusati di fare parte di una banda con collegamenti col clan Fabbrocino che vendeva droga tra i comuni di San Gennaro Vesuviano, Palma Campania, Poggiomarino, Benevento e nell'area del Nolano.

Blitz nel Vesuviano, l'incontro in ospedale per vendere la droga

Nell'ordinanza, quasi 600 pagine, viene ricostruito l'accordo tra pusher e cliente per la vendita di droga, avvenuto tra le mura di un ospedale. Protagonista è Angelo Maffettone, uno degli indagati per cui è stato disposto il carcere, che in quel periodo è ricoverato nella casa di cura La Madonnina di San Gennaro Vesuviano (la struttura è naturalmente del tutto estranea alla vicenda).

Il 30 gennaio 2016 l'uomo parla al telefono con un cliente, che gli chiede dello stupefacente. Il 45enne si fa dire dove si trova e gli dice che lo avrebbe fatto raggiungere da un suo amico per la consegna. Subito dopo Maffettone telefona a Raffaele Giugliano (destinatario del divieto di dimora a San Gennaro Vesuviano), e gli dice di raggiungere l'altro "al bar al quadrivio a Palma". Aggiunge di non chiedere soldi perché il cliente avrebbe pagato il giorno successivo e che il denaro lo avrebbe anticipato lui, consegnandoglielo in ospedale: "Poi dopo passa per qua e te li dò io, te lo vedi con me".

Due giorni dopo, il 1 febbraio 2016, è ancora Maffettone a gestire la vendita di droga al telefono mentre è ricoverato. Si accorda con un cliente per un "calzone", parola in codice per indicare il quantitativo e il tipo di stupefacente, gli pratica 5 euro di sconto ("Mò è 35, ma regolare fosse 40, però a te 35") e i due restano d'accordo che una terza persona sarebbe andata a recuperare la droga in ospedale. Sempre in quei giorni, tra il 25 gennaio e il 1 febbraio 2016, sono state intercettate le telefonate con Luigi Cozzolino (destinatario di misura in carcere e per gli inquirenti collegato al clan Fabbrocino) in cui Maffettone gli chiede di consegnare a lui in ospedale la droga da vendere i clienti, dicendo di essere già stato contattato da diverse persone.

In un'altra circostanza Maffettone, parlando con la moglie, si lamenta del fatto che il figlio abbia definito "drogati" alcuni giovani che erano in piazza Regina Margherita. La sua preoccupazione è che i ragazzi rispondano a tono. "Possono dire pure: io sono drogato, ma tuo padre è uno spacciatore. Eh bravo, e poi lo devo impiccare là in mezzo!".

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