Napoli, la città ingiallita: qui il verde pubblico è diventato un malinconico ricordo

Dal centro alla zona collinare la cura del verde pubblico in città è una vera emergenza. Tra assenza di giardinieri, di risorse economiche ed errori strutturali, l’idea di una città “smart” crolla sotto i colpi dell’evidenza.
A cura di Antonio Musella
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Basta attraversare la città di Napoli per capire come in maniera del tutto evidente, il verde pubblico urbano sia completamente in abbandono. Oltre 18 mila alberi censiti, decine di parchi in tutti i quartieri della città, centinaia di aiuole, per non parlare delle aree verdi condominiali all'intero dei rioni popolari, quelli costruiti con la legge 219 del dopo terremoto. Non sembra essere un "investimento" politico. Per la verità si fa fatica a comprendere, andando indietro nel tempo, quando lo sia mai stato. Abbiamo provato a fare un'analisi dello stato dell'arte, tra carenze strutturali, mancanza di risorse, ed una concezione della cura del verde pubblico che fino a qui nella governance della città di Napoli, è sempre stato visto come qualcosa di poco di più che un abbellimento ornamentale, piuttosto che una precisa strategia di miglioramento della qualità della vita. Il verde richiede cura, e la cura dello spazio urbano è un servizio al territorio ed alle persone, teso, potenzialmente, a migliorare la qualità della vita quotidiana. Eppure, a Napoli, non sembrano esserci le condizioni per garantire questo servizio pubblico.

Le difficoltà strutturali: "Non ci sono soldi e non ci sono giardinieri"

L'immagine di viale Virgilio, la strada di accesso al parco Virgiliano di Napoli con i pini desolatamente tagliati e i mezzi tronchi che spuntano ancora dall'asfalto come moncherini, potrebbe essere la fotografia plastica dello stato del verde pubblico in città. La scarsa manutenzione e la scarsa cura però, è un problema di governance strutturale che non può essere ricondotto a singoli episodi. "La situazione è abbastanza deteriorata è evidente – ci spiega Roberto Bribanti, biodiversity manager e presidente dell'associazione Gea – lo stato dell'arte però non è attribuibile a questa o alla precedente amministrazione, è un problema strutturale che viene da decenni di abbandono. Basti pensare che gli alberi vivono 100 anni. La manutenzione, soprattutto la potatura degli alberi, è stata fatta negli anni con un unico criterio che è quello del risparmio, e non con il criterio della cura".

Proprio le potature degli alberi, fatte al risparmio, hanno rappresentato uno dei motivi per cui la situazione è piano piano sempre più precipitata. "Se sbagli una potatura, e probabilmente tutti gli alberi di Napoli sono potati male, determini che prima o poi l'albero si ammala e cade o lo devi abbattere – sottolinea Braibanti – se ragioni solo con il criterio del risparmio, prima o poi va tutto in malora". L'esempio della zona di Posillipo è sicuramente calzante: "Quando fai errori irreversibili porti gli alberi alla caduta e nella zona del Virgiliano si sono ammalati e caduti in tanti, probabilmente con delle terapie si sarebbero potuti salvare. Una terapia costa, ma io credo che se una terapia costa 200 euro per un albero, abbattere quell'albero che magari ha 60 anni, ha dei costi molto superiori, da ogni punto di vista".

Il tema è quello delle risorse, dalla giunta di Rosa Russo Iervolino ad oggi, non si hanno riscontri di grandi investimenti nella manutenzione e cura del verde. E mentre le amministrazioni cambiavano e non mettevano soldi a bilancio, i giardinieri del Comune di Napoli invecchiavano e andavano in pensione, fino alla situazione incredibile che abbiamo oggi. "Noi abbiamo bisogno di giardinieri, ce ne sono rimasti 6-7 in tutta la città, sono anziani, non ce la fanno nemmeno più a salire su un albero – sottolinea Braibanti – il verde pubblico, la cura, ha un costo, non è gratis, e vanno investite risorse economiche e risorse umane". Nell'ultimo concorso promosso dal Comune di Napoli però, non sono stati assunti giardinieri, solo agronomi. E la situazione è rimasta di gravissima precarietà.

La fontana (spenta) dei giardinetti di Piazza Cavour
La fontana (spenta) dei giardinetti di Piazza Cavour

Piazza Cavour: da giardino del centro a terra di nessuno

I giardinetti di Piazza Cavour potenzialmente dovrebbero essere una delle più belle ed attrezzate aree verdi del centro di Napoli. Sviluppati tra le due fermate della metro della linea 1 e della linea 2, a pochissimi passi dal Museo Archeologico Nazionale, un tempo vedevano gli alberi, i prati, le fontanelle, la fontana all'uscita della stazione della metro, le panchine in pietra, i vialetti. Potevano davvero essere "i giardinetti del centro". Oggi al posto dei prati c'è la terra battuta, i rifiuti di ogni tipo regnano cosparsi in ogni angolo del parco, la fontana è spenta e nella vasca invece dell'acqua ci sono cocchi di bottiglie di birra in frantumi. Tutto intorno al perimetro si trovano siringhe dei tossicodipendenti, rifiuti edili, materassi. Se ci passi di notte devi fare molta attenzione, perché i casi di aggressione e di rapine non si contano. D'altronde quando un'area verde ha carenza di cura, genera degrado e quel degrado ambientale diventa degrado sociale.

"Noi parliamo di una piazza che vive un degrado pazzesco – ci dice Fabio Greco, presidente della Municipalità 3, del Movimento 5 Stelle – eppure ce la stiamo mettendo tutta per cambiare direzione. Noi viviamo il problema dei giardinieri, non ne abbiamo e quindi dobbiamo chiedere alle cooperative di poter intervenire, contando che sul nostro territorio non ci sono solo questi giardinetti, ma abbiamo altri parchi e aree verdi. La situazione è molto difficile non possiamo che riconoscerlo". Il paradosso a Piazza Cavour è quello dell'illuminazione. Chi ci passa di sera la percepisce come un'area buia, eppure secondo l'azienda che gestisce l'illuminazione pubblica in città, si tratta di una delle piazza più illuminate della città. Allora cos'è che non va? Semplice, gli alberi che non vengono potati tengono a crescere intorno ai fari che illuminano i giardinetti ed in questo modo annullano i fasci di luce, creando ampie zone buie.

"Noi eravamo riusciti a mettere insieme le 4 aziende partecipate del Comune di Napoli – spiega il Presidente – il progetto è quello di riqualificare e manutenere tutta la piazza con un'azione sinergica di tutte le aziende del Comune di Napoli". L'idea è quella di ricreare i prati, con una nuova semina, potare gli alberi e liberare i lampioni dall'oscurità, ripulire la zona, riempirla di eventi. Ottima idea ma bisognerà attendere: "Le nuove assunzioni dei dirigenti al Comune di Napoli, hanno prodotto un cambio nei servizi, eravamo ad un passo dalla chiusura del progetto, ma per ora si è fermato. Ma noi non demordiamo" sottolinea Greco.

Il recinto intorno all'albero monumentale di fitolacca a Piazza degli Artisti
Il recinto intorno all'albero monumentale di fitolacca a Piazza degli Artisti

Il Vomero: "Zero giardinieri, parchi chiusi e alberi sotto attacco"

Al centro di Piazza degli artisti, c'è un albero di Phytolacca monumentale. Grazie all'impegno di associazioni e cittadini, l'albero è stato salvato dal progetto, che ancora pende nella zona, di costruzione di 200 box auto privati, una colata di cemento che avrebbe messo a serio rischio l'albero di Piazza degli Artisti. L'albero è salvo, la vive recintato da paletti e reti arancioni, dietro le quali si accumulano rifiuti di ogni tipo. "Noi non abbiamo più giardinieri tra Vomero ed Arenella, l'ultimo è andato in pensione – ci racconta Rino Nasti, storico esponente dei Verdi a Napoli, ora consigliere della Municipalità 5, già assessore comunale all'Ambiente – quindi non si sa proprio chi deve fare la manutenzione. Per ora siamo riusciti a proteggere l'albero di Piazza degli Artisti, ma la situazione in quello che dovrebbe essere il quartiere bene della città è tutt'altro che rosea". Già perché la scarsa cura per il verde pubblico unisce tutti i quartieri della città, non c'è una grande differenza tra le aree più popolari e le aree più ricche, purtroppo è tutto livellato al ribasso. "In questo territorio abbiamo il parco più grande della città, il Parco dei Camaldoli, con 170 ettari, interdetto al pubblico, chiuso. Poi abbiamo parchi che dobbiamo difendere con i denti, come il Parco Mascagna, c'è chi ci vorrebbe spostare il mercato di Antignano all'interno" sottolinea Nasti.

Proprio poche settimane fa, all'interno del Parco Mascagna, alcuni dodicenni sono stati aggrediti, generando le proteste e le manifestazioni dei comitati di quartiere. D'altronde, se non si ha cura del verde, il degrado che si genera produce anche insicurezza urbana. "Con la giunta Manfredi ci sono dei soldi per la città finalmente – spiega Nasti – ma le risorse per il verde pubblico nell'ultimo bilancio sono davvero poche".

Il tema resta sempre quello delle risorse, fino a quando non si cambierà l'idea di una governance del verde pubblico vista solo come "ornamentale", preferendo un'azione amministrativa che finalmente vede la cura del verde come un servizio ai cittadini, sarà difficile cambiare direzione. Investire significa, assumere, mettere risorse in bilancio, pianificare, progettare. Fino ad allora rischiamo di aggiornare la conta degli alberi secolari caduti e del parchi caduti in stato di abbandono.

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