Davide Fogler ucciso a Bagnoli: fu davvero “battesimo” del killer? Ci sono molti altri elementi in questa storia
Una vita da emarginato, tra le strade di Bagnoli e il suo appartamento alla fine di via Ilioneo, incastrato tra gli edifici residenziali e a pochi metri da una scuola. Finestre e porta spesso chiuse, strati di cartone dietro le grate come ultima barriera tra il quartiere e quel piccolo terraneo.
E qualche problema con la giustizia, ma nulla di strettamente legato con la criminalità: nei suoi confronti erano stati presentati alle forze dell'ordine diversi esposti, per comportamenti sgradevoli legati probabilmente a una sofferenza psichica. Si parte da questi elementi per ricostruire l'omicidio di Davide Fogler, il 56enne ucciso con un colpo alla testa in casa sua lo scorso 31 luglio: un omicidio che appare come un rompicapo complesso, tanto che non si può escludere che sia stato ucciso "per provare una pistola" ma gli inquirenti si concentrano sulla sua vita privata.
Fogler non aveva contatti con la criminalità organizzata, non risulta fosse invischiato in brutti giri. Era un "fantasma", che si arrangiava alla stregua di un clochard sebbene non fosse in realtà un senzatetto e vivesse in un appartamento di famiglia che era stato a lui assegnato. Aveva anche degli account sui social network, anche se inattivi da qualche anno. In un post del 2017 annunciava di avere cambiato lavoro: "Mi occupo dello smistamento e della collocazione delle autovetture in transito presso il mercato rionale di Soccavo"; un messaggio con cui probabilmente intendeva, anche con una certa ironia, di essersi messo a fare il parcheggiatore abusivo, anche se agli investigatori non risulta che fosse realmente inserito nel giro come "abituale".
Bagnoli, cadavere trovato in casa
Il cadavere del 56enne era stato rinvenuto dentro la sua abitazione, era intervenuta la Polizia di Stato. Aveva una evidente ferita alla testa che aveva portato, ad un primo esame esterno, a ritenere che fosse stato ammazzato con un proiettile. Si era però fatta strada l'ipotesi che, al contrario, si fosse trattato di un incidente domestico; che avesse battuto il capo contro un mobile, e che fosse arrivato in strada forse per chiedere aiuto prima di accasciarsi senza senso.
Il corpo era stato sequestrato e l'autopsia ha svelato la causa del decesso: è stato un omicidio, gli hanno sparato un proiettile in testa mentre era sull'uscio di casa. Sulla vicenda indaga la Squadra Mobile della Questura di Napoli, coordinata dalla Procura.
"Ucciso per provare una pistola, come in Gomorra"
Ricostruita la causa della morte, manca per il momento il movente. Un assassinio che non pare avere alcun senso, circostanza che apre la strada anche alle ipotesi più terribili: potrebbe essere stato scelto per caso, ammazzato per provare una pistola. Come si vede in Gomorra, quando Ciro Di Marzio porta il giovanissimo Gennaro Savastano a sparare ad un tossicodipendente per "insegnargli a uccidere".
Assurdo? non più di tanto, anche quella storia del telefilm trova fondamento nella cronaca: nel 2015 furono arrestati due giovani del clan Giuliano di Forcella, accusati, tra le altre cose, di avere sparato a un immigrato indiano, ferendolo al torace, proprio per testare l'efficienza di una pistola. Il battesimo del fuoco di un killer. E altre indagini suggeriscono vicende analoghe: nel 2010, in un poligono improvvisato dei clan di Napoli Est, fu trovata la carcassa di un gatto ammazzato a colpi di pistola, probabilmente usato come bersaglio mobile per provare le armi e "allenare la mira".
I litigi per la sua vita da emarginato
L'ipotesi dell'omicidio per testare la pistola presenta però diversi aspetti che la rendono non del tutto da escludere, ma almeno poco probabile. Innanzitutto, il fatto che Fogler non sia stato ucciso per strada, ma proprio in casa sua, in una zona abitata: la scuola è a pochi metri, accanto ci sono diversi altri locali, di fronte c'è un condominio. Un'area dove vivono parecchie persone, ma non di passaggio: un colpo di pistola non sarebbe mai potuto passare inosservato.
L'omertà: nessuno ha visto e sentito
Nonostante questo, come ha spiegato Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra Mobile di Napoli, dal territorio non è arrivato nessun aiuto: nessuno ha visto o sentito nulla e nessuno è stato in grado di fornire elementi utili agli investigatori. Resta la pista dei contrasti dovuti ai suoi comportamenti legati alla vita da emarginato, quelli che avevano portato ai numerosi esposti presentati alla Polizia. Fogler potrebbe essere stato ammazzato al termine di un litigio, o come punizione per aver "dato fastidio" a qualcuno.