Napoli, chiesto l’ergastolo per i tre accusati della morte del poliziotto Lino Apicella
Ergastolo per tutti e tre gli imputati: questa la richiesta della Procura di Napoli a carico dei tre accusati di essere i responsabili della morte di Pasquale Apicella, il poliziotto che un anno fa perse la vita su via Capodichino a Napoli, travolto dall'automobile su cui i tre scappavano dopo un tentato colpo ad un bancomat. Si tratta di tre cittadini rom che sono accusati di omicidio volontario, rapina, ricettazione e resistenza da parte dei pubblici ministeri Curatoli e Battiloro. Processo nel quale i genitori di Pasquale Apicella e la moglie si sono costituiti parte civile.
"Per noi una condanna senza appello è stata già sentenziata il 27 aprile 2020 – dicono i genitori e le sorelle di Apicella, rappresentati dall'avvocato Alfredo Policino – dopo un anno di silenzio, in questo momento di verità, chiediamo solo che sia fatta giustizia. La stessa giustizia per cui il nostro Lino ha sacrificato la propria vita".
Pasquale Apicella, detto Lino, era poliziotto in servizio presso il commissariato di Secondigliano: aveva 37 anni, sposato e con due bambini, l'ultima di pochi mesi, quando morì lo scorso 27 aprile 2020 su via Capodichino. Apicella era di pattuglia assieme all'assistente capo Salvatore Colucci, quando intervenne a supporto di un'altra volante che stava inseguendo un'automobile alla cui guida c'erano tre persone, che avevano tentato poco prima un colpo prima alla Deutsche Bank di Casoria, poi alla Credit Agricole di via Abate Minichini.
L'automobile su cui viaggiavano i tre si lanciò su via Capodichino a forte velocità, contromano e a fari spenti, centrando in pieno la volante su cui erano a bordo gli agenti Colucci e Apicella: il primo riportò diverse ferite, ma se la cavò; nessuna speranza invece per Lino Apicella, che morì sul colpo. Due delle persone a bordo dell'auto furono catturati subito, altri due nelle ore successive: per tre di loro le accuse furono di omicidio volontario, tentata rapina, tentato furto, lesioni dolose e ricettazione, mentre il quarto di solo favoreggiamento perché non presente nell'automobile al momento dello schianto dopo essere stato letteralmente lasciato a piedi dai complici in fuga.